Intervista al nuovo presidente dell’Unione Europea dei Medici di Medicina Generale, Aldo Lupo. «Con il web e la mobilità è indispensabile creare un riconoscimento ECM che abbia valore in tutti i paesi»
Si chiama Union Européenne des Médecins Omnipraticiens, ovvero Unione Europea dei Medici di Medicina Generale. Ha un nuovo presidente, l’italiano Aldo Lupo. E un obiettivo molto preciso, esposto per la prima volta a Sanità informazione: tutelare i medici di famiglia europei a cominciare dalla loro formazione permanente.
Dottore, quali sono le prospettive Uemo?
«Portare avanti gli interessi legittimi della professione sul piano etico, sul piano professionale e sul piano normativo e in particolare gli interessi relativi al riconoscimento della formazione del medico di famiglia come un medico dotato di una sua specificità. Noi siamo riconosciuti come specialisti in 16 delle 28 nazioni della Ue, non in tutte quindi. In Italia no, ad esempio. Pur avendo una formazione che per norma europea è omogenea rispetto alla formazione delle altre nazioni e ci sono esigenze simili tra nazioni per quello che riguarda anche la formazione permanente».
Nel vostro programma, infatti, c’è un progetto di accreditamento europeo comune proprio nella prospettiva della formazione.
«Sicuramente. Esistono norme europee praticamente in ogni nazione per quel che riguarda il mantenimento della competenza ad operare professionalmente e in realtà esistono dei meccanismi già in atto di riconoscimento di crediti Ecm tra nazioni diverse messe a punto dall’associazione analoga alla nostra che agisce in favore e per conto degli specialisti. Ora esiste anche in Ue la tendenza a sviluppare un’analoga iniziativa mettendo in piedi un’agenzia che permetta il riconoscimento dei crediti che per esempio un medico italiano, attraverso la FAD o con un corso sul posto, abbia acquisito in Francia, Germania o Inghilterra. Questo riconoscimento mutuo dei crediti non ha ancora una struttura operante per quanto riguarda la medicina di famiglia. Si tratta di decidere, ed è una decisione che la Ue deve prendere, se aderire al meccanismo del riconoscimento che c’è per gli specialisti in Uems (The European Union of Medical Specialists) o altrimenti formare una propria agenzia».
Il Ministero della Salute italiano ha sforbiciando migliaia di medici competenti che non avevano adempiuto all’obbligo formativo proprio per dare un messaggio di maggiore attenzione istituzionale nei confronti del tema relativo ai crediti Ecm. Ecco, forse è questa la strada giusta.
«Sì, probabilmente sì. Ed è comunque un aiuto dato al medico perché ormai il possesso di lingue straniere dell’inglese in particolare è patrimonio di tutti i giovani medici e quindi l’interesse ad aderire a corsi, ad esempio, di formazione a distanza presenti su siti stranieri e ottenerne il riconoscimento in Italia aiuterebbe non poco il medico a tenere alti i suoi standard di performance».