Può esser stato un semplice spintone o una vera e propria aggressione. Ma qualunque sia la forma di violenza ben il 49% degli operatori sanitari l’ha subita durante il lavoro nei reparti psichiatrici nel corso degli ultimi due anni
Può esser stato un semplice spintone o una vera e propria aggressione. Ma qualunque sia a forma di violenza ben il 49% degli operatori sanitari l’ha subita durante il lavoro nei reparti psichiatrici nel corso degli ultimi due anni. Tra questi il 27% dei professionisti è stato vittima più di una volta. Sono i numeri snocciolati da Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato degli infermieri Nursing Up, che emergono da un’indagine preliminare condotta dal Coordinamento Nazionale dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (Spdc), su 2600 professionisti della salute mentale, di cui 1400 psichiatri e il resto per la maggior parte infermieristica. Il 74% dei professionisti sanitari ha subito minacce verbali da parte di pazienti nel corso degli ultimi tre mesi (il 52% più di una volta) e che il 57% sente a rischio la propria incolumità sul lavoro. Solo il 7% dei professionisti rileva un’adeguata tutela per la loro sicurezza (protocolli di sicurezza e collaborazione con le forze dell’ordine).
Un altro dato davvero allarmante arriva dal vasto panorama delle aggressioni agli operatori sanitari ed è fornito dall’Inail, di cui abbiamo incrociato l’ultimo rapporto con quello specifico dei reparti psichiatrici appena citato”, sottolinea De Palma. “Il 69% dei professionisti (dati aggiornati al 2023) continua a non denunciare le aggressioni. Una buona parte di questa percentuale, quindi, fa riferimento proprio ai reparti più a rischio, laddove, di fronte a persone affette da patologie che sono ben note a infermieri e medici, si registra – continua – una tendenza pericolosa, storicamente la sappiamo bene, a tollerare le aggressioni, soprattutto quando da parte del professionista si genera un sentimento di empatia e un legame umano con il ‘soggetto disturbato'”.
Un ruolo importante lo gioca anche la carenza di operatori sanitari. “La situazione si è decisamente aggravata a causa delle carenze presenti negli organici e nelle strutture ospedaliere“, denuncia De Palma. “E se guardiamo ai casi degli ultimi mesi, ci rendiamo conto che paura e terrore, da parte in particolare dei nostri infermieri, sono più che giustificati. È ancora una volta – continua – la cronaca nera dei giornali locali a ‘scoperchiare’ il pentolone bollente. Non solo, quindi, pronto soccorsi e 118. Le violenze e le aggressioni, verbali ma soprattutto fisiche, che si stanno consumando nei reparti dove sono ricoverati pazienti affetti da disturbi mentali, sono cresciute in modo esponenziale da novembre 2023 a oggi”.
“Quando sei una donna, quando sei una giovane infermiera, diventa davvero complicato – spiega De Palma – doverti occupare da sola di un alto numero di ‘pazienti difficili’, oltre tutto potenzialmente aggressivi, imprevedibili, in molti casi uomini, e ti senti abbandonata a te stessa dalla totale assenza di presidi delle forze dell’ordine (sappiamo, infatti, che, laddove ci sono, gli agenti, uno o due al massimo, si concentrano nelle aree di pronto soccorso, e la loro presenza non è certo garantita sette giorni su sette e 24 ore su 24)”, prosegue De Palma. Diverse le cause individuate per la situazione denunciata: dalla carenza di personale nei reparti con i pazienti più a rischio affetti da patologie mentali, con un aumento dei carichi di lavoro che i pochi professionisti rimasti non reggono più, all'”inadeguatezza delle strutture” con numeri limitati di posti letto per i casi più gravi, ma anche una grave carenza di farmaci e professionisti con specializzazioni in gravi patologie psichiatriche in alcuni ambulatori e l’assenza di presidi delle forze dell’ordine, concentrati nei pronto soccorsi e soprattutto negli orari notturni.
Secondo De Palma, da febbraio a oggi, siamo arrivati a casi davvero eclatanti in termini di aggressioni: 11 febbraio – L’Aquila una dottoressa ha rimediato un femore fratturato da un paziente esagitato che l’ha presa a spintoni; 20 febbraio – Grosseto tentativo di strangolamento a una infermiera 3 aprile Pordenone – Un infermiere aggredito viene punto con una siringa da un paziente con problemi psichici ben noti. “Non possiamo dimenticare – denuncia ancora il leader del Nursing Up -, che spesso tra i pazienti ricoverati nei reparti di salute mentale ci sono soggetti con crimini alle spalle, ma anche persone affette da dipendenze di droghe e alcol, persone soggette a continui cambiamenti di umore da noi proposta. Inevitabilmente serve più personale, e non è possibile abbandonare, in particolare le nostre professioniste, nelle mani di pazienti dalle condizioni così delicate che a loro volta necessitano di ben altra assistenzao legati alle dipendenze è il settore più a rischio della nostra sanità, perché gli operatori sono indifesi di fronte a comportamenti davvero imprevedibili”
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