Presentata un’interrogazione parlamentare sull’accesso programmato ad alcune facoltà universitarie. «Dobbiamo garantire una formazione a tutti i ragazzi che intendono studiare medicina, anche a distanza, grazie ai sistemi telematici»
«Credo che il numero chiuso oggi debba essere rivisto tramite un provvedimento legislativo. Non è ammissibile che alcuni studenti possano accedere solo attraverso ricorsi amministrativi, spesso sulla base di fattori burocratici anche semplici ma che non fanno bene alla nostra università e non fanno bene all’Italia stessa». Il Senatore Antonio De Poli commenta in questo modo a Sanità Informazione la presentazione di un’interrogazione parlamentare sull’accesso programmato ad alcune facoltà universitarie, indirizzata al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli. «Si chiede al Ministro se non reputi opportuna l’introduzione di un sistema selettivo maggiormente equilibrato e, per il presente anno accademico, l’emanazione di un provvedimento finalizzato all’allargamento della platea degli studenti che si potranno iscrivere ai corsi di laurea ad accesso programmato, quantomeno per quanti adiranno gli organi della Giustizia Amministrativa a tale scopo», si legge nell’interrogazione a risposta scritta presentata lo scorso 8 settembre.
«Stiamo aspettando la risposta del Ministro ma vista la sua storia credo che ci sia un’impronta positiva – continua il Senatore -. Questa è la scommessa del nostro futuro. Abbiamo sempre meno medici e abbiamo sempre più bisogno di medici e di infermieri. Oggi più che mai dobbiamo quindi prevedere una scuola e un’università aperte, anche usufruendo di modalità e forme di formazione diverse che oggi i sistemi telematici ci offrono: i computer o altre modalità simili, che fanno parte della normale vita di tutti i giorni, potrebbero garantire la formazione di tutti i ragazzi che vogliono intraprendere un percorso di laurea importante come quello in medicina».
Per il Senatore, il tema deve essere quindi risolto dalle istituzioni, e non dai tribunali come invece sta avvenendo, tramite un puntuale e strategico intervento legislativo: «L’interrogazione è stata condivisa da colleghi di tutto l’arco parlamentare, in maniera quindi trasversale. Dobbiamo rivedere la normativa». Oltre al Senatore De Poli (Gruppo misto – UDC), hanno firmato l’interrogazione Lucio Malan (FI), Franco Conte (AP), Vittorio Zizza (GAL), Luigi Perrone (GAL), Serenella Fuksia (FL), Ignazio Angioni (PD), Alessandra Bencini (Gruppo misto – Italia dei Valori), Giuseppe Esposito (Gruppo misto – UDC), Lucio Barani (ALA), Hans Berger (Aut – PSI – MAIE) ed Enrico Piccinelli (FI).
Tra i motivi che hanno spinto i Senatori a voler far luce sul tema del numero chiuso, «l’eterogeneità delle modalità effettive di svolgimento delle prove nei vari atenei – si legge nell’interrogazione – che spesso non ha garantito la correttezza e la trasparenza delle procedure, determinando un aumento elevato di denunce di irregolarità». Viene inoltre evidenziata la decisione del Tar del Lazio di accogliere il ricorso contro la decisione dell’Università Statale di Milano di introdurre il meccanismo del numero chiuso per le facoltà di lettere, filosofia, storia, beni culturali e geografia. «C’è un bisogno importante nel settore sanitario che va colmato per la salute di ognuno di noi. E credo che questa sia una richiesta fondamentale», ha concluso il Senatore De Poli.