Riorganizzazione e leadership femminile in un settore, quello sanitario, che è popolato per 2/3 da donne. Le proposte di un gruppo di professioniste nel libro curato da Sandra Morano per una sanità del futuro improntata al “modello della cura”
Se c’è una cosa su cui tutti i professionisti della sanità concordano è che la pandemia di Covid-19 abbia finalmente portato alla luce la dolorosa consapevolezza che così com’è il sistema non funziona. Martoriata da anni di tagli, cattiva “manutenzione” e un’impostazione guadagno-centrica, la sanità italiana ha sacrificato l’aspetto di cura universale perdendo d’occhio le necessità di lavoratori e pazienti.
Di fronte al “re nudo” che il virus ha finalmente svelato, anche la politica si è ripromessa un cambiamento dalle fondamenta della sanità. Improntato al territorio e concentrato sul paziente e le sue necessità. In questo vasto panorama, una voce molto interessante e innovativa è rappresentata da “La sanità che vogliamo. Le cure orientate dalle donne”, edito da Moretti&Vitali e curato da Sandra Morano.
Si tratta di un volume che è una riflessione collettiva di tante menti femminili. Non solo dottoresse, ma architette, giornaliste, docenti e filosofe. Nato, come la stessa Morano racconta a Sanità Informazione, dopo il tragico epilogo della prima ondata di SARS-CoV-2, di cui le donne erano state tra i soggetti più colpiti. Dopo alcuni seminari organizzati con l’Area Formazione Femminile Anaao-Assomed, le professioniste coinvolte hanno deciso di mettere per iscritto le loro esperienze e, soprattutto, di orientare la rinascita del Sistema sanitario nazionale.
Al centro del libro c’è la premessa fondamentale, già analizzata con Sandra Morano, che tra qualche anno il cambio generazionale e l’esodo pensionistico della generazione dei baby boomers, porterà le donne ad assumere posti apicali. Già ad oggi le donne in sanità rappresentano i 2/3 della forza lavoro e il numero di studentesse iscritte a Medicina, sempre più della metà del totale, conferma e solidifica il trend. La sanità è già donna ma «è stata pensata più di 40 anni fa con un’ottica se non maschile, neutra. Senza tenere conto dei bisogni della forza lavoro che è a maggioranza femminile».
Nel libro Morano la chiama una «posizione di non ritorno», alla quale è necessario guardare con ispirazione e con il desiderio di trasformare la struttura che le ospita. “La sanità che vogliamo” delinea dunque questo, proposte concrete per un nuovo modello che cura prima di qualsiasi altra cosa. Passando attraverso il lavoro, la formazione, la scuola, il territorio, l’architettura delle strutture e l’insegnamento.
Ma cosa significa “modello della cura” e in che modo si diversifica dalla struttura attuale della sanità? «Le donne – ci spiega Morano – mettono interesse e valore aggiunto in tutto quello che fanno, anche se “avere cura” sembra un’espressione politically “scorrect” in questo momento perché rimanda all’immagine dell’angelo del focolare».
«Quel che manca alle donne – prosegue – è una visione di come questa loro superiorità deve essere valorizzata. Certo è difficile, perché bisogna costruirla passo per passo. Immaginando un servizio diverso, luoghi diversi della cura e un nuovo tipo di management, perché quello di oggi non è funzionale né alle donne né agli uomini ma solo al sistema neoliberista che vede nello sfruttamento del tempo della vita delle persone la sua esistenza per fare profitto. È molto difficile profittare dalla sanità, chi ci ha provato ha snaturato la missione della medicina».
L’ottica paritaria, sostengono le autrici, non è stata di aiuto. «Conciliare significa continuare a lavorare in una società che è iniqua. Non solo per le donne ma anche per gli uomini. Le donne non dovrebbero aspirare ad essere pari, perché se vanno a richiedere parità ci vanno a perdere perché loro sono di più» spiega ancora.
Capacità organizzative, attenzione ai dettagli, flessibilità che fa spazio a un lavoro migliore sarebbero solo alcuni dei doni che un sistema “al femminile” porterebbe alla sanità. A beneficiarne più di tutti sarebbe proprio quella territoriale, che si è vista privare di tutte quelle figure che svolgevano ruoli di cura e vicinanza e così snaturare dal suo primo e più grande principio.
Nel volume la rinascita passa da un cambiamento “di forma” prima di tutto. Da quella piramidale ad una circolare, in cui strutture ospedaliere, centri territoriali, per anziani e scuole tornano ad essere costantemente connesse. Un dialogo che eliminerebbe le liste d’attesa, la sensazione di non essere ascoltati e quella dispersione di pazienti che oggi affrontiamo. «L’idea circolare che abbiamo opposto all’idea che oggi vede dei luoghi divisi e lontani tra di loro. Visione di cui non c’è traccia nel Recovery Plan».
Le autrici e la dottoressa Morano hanno infatti inviato il libro al presidente Mario Draghi. Lui ha risposto con gentilezza. «Ma il segno che questa visione è tutta da costruire è anche nella sua risposta – specifica Morano -. Ha detto “ringraziamo per il contributo fornito con le utili testimonianze”, a noi fa piacere che le esperienze delle donne che raccontano le proprie vite e speranze siano state tenute in conto ma dentro c’era anche un progetto e una visione diversa che va ascoltata».
Con “La sanità che vogliamo” si concretizza una missione. «Noi speriamo di diffondere questa visione e conquistare sempre più donne (e uomini) di buona volontà. Naturalmente è una certezza che questo cambio avverrà, da ora in poi non avremo più bisogno di chiedere».
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