Le assicurazioni private prendono di mira il Ssn del Belpaese in vista del referendum del 28 settembre
Svizzera divisa in due in vista del referendum sul servizio sanitario pubblico. Il 28 settembre i cittadini elvetici saranno chiamati ad esprimersi sulla proposta di una cassa mutua unica avanzata dal Partito Socialista.
La richiesta è quella di una cura che non sia gestita dalle sessantuno assicurazioni private presenti sul territorio, ma sia garantita da un istituto pubblico che si prenda cura soprattutto delle classi meno agiate. Secondo le proiezioni appare difficile che la consultazione popolare provochi una rivoluzione.
In ogni caso sia il Governo che le associazioni private stanno mantenendo alta la guardia. Le autorità federali di Berna hanno diffuso una nota ufficiale nella quale si sostiene che “la concorrenza incentiva modelli e prestazioni innovative”. Di diverso tenore l’approccio alla querelle da parte di Economiesuisse. Quella che è una sorta di super Confindustria, per convincere i propri connazionali a votare contro la proposta ha pensato d’indicare come spauracchio il sistema sanitario italiano. Una pressante campagna mediatica che da internet ai giornali, passando per tv e manifesti, ha sfruttato un’immagine un po’ retrò degli ospedali italiani, utilizzando persino il professor Guido Tersilli, personaggio interpretato da Alberto Sordi ne “Il medico della mutua”.
Il Belpaese si è visto, insomma, tirato di nuovo per la giacchetta. Dal coro si sono, però, dissociati in tanti. A partire dall’associazione degli industriali del Canton Ticino. Secondo il presidente Stefano Moderini “se si vuole raccogliere un facile consenso da queste parti a quanto pare basta parlare male dei vicini italiani”. Ma a quanto pare questa è una consuetudine: si potrebbe tornare indietro di tre anni ricordando quando gli italiani che andavano a lavorare nel Canton Ticino erano stati apostrofati come “ratti famelici” o ricordarsi del polverone sollevato solo pochi mesi fa con la vicenda dei transfrontalieri. Probabilmente l’accostamento dell’Italia con eventi negativi funziona nonostante il personale delle rinomate cliniche di Lugano e dintorni provenga in larga misura da Lombardia e dal Piemonte.