Lavoro e Professioni 24 Novembre 2022 11:24

Le associazioni provider ECM: «Chiediamo criteri per entrare a far parte della Consulta nazionale»

Al Forum Risk Management l’occasione per l’incontro degli stakeholder della formazione. Le associazioni provider hanno avanzato insieme le loro richieste. Colombati (Formazione nella Sanità), Priore (ECM Quality Network) e Calveri (GIFES) sul posto in Consulta nazionale, la riforma ECM e un futuro di qualità

Un posto in Consulta nazionale, una riforma ECM che tenga conto di tutti gli attori e un maggiore controllo verso chi elargisce corsi di formazione. Sono solo alcune delle richieste avanzate al Forum Risk Management 2022 di Arezzo, durante la giornata dedicata alla formazione continua, dai rappresentanti delle tre principali associazioni di provider del sistema.

Durante il confronto con i rappresentanti Agenas della Commissione ECM e con i tanti professionisti sanitari intervenuti, si è delineato l’iter per rendere il prossimo triennio formativo ancora più stimolante e di qualità. Al 31 dicembre la scadenza di quello in corso, per cui tutte le categorie professionali si sono spese nella speranza che i propri iscritti colmino il proprio debito e non incorrano sanzioni.

Sanità Informazione ha incontrato i tre rappresentanti. «È incoraggiante che si stia già parlando di una riforma ECM, che è un sistema che va riformato per far riferimento alle nuove tecnologie e alle nuove modalità di fruizione. Noi siamo qui come Associazione “Formazione nella Sanità”, insieme alle altre due associazioni di categoria, per far sì che la nuova Commissione ECM riparta da un impegno preso da quella che l’ha preceduta. Ovvero quello di determinare finalmente i criteri della Consulta in modo che anche noi provider potremmo farne parte e dare il nostro apporto alla riforma del sistema». È stato molto chiaro Simone Colombati, presidente di Formazione nella Sanità, nel fornire un messaggio univoco dai tre rappresentanti di categoria.

Colombati: «Dal 2023 polizza assicurativa associata agli obblighi formativi: per provider sfida a qualità»

Più rappresentazione ai tavoli ufficiali è la prima grande richiesta. Specie dopo i difficili momenti della pandemia, in cui la formazione ha dovuto cambiare volto e reinventarsi nel giro di qualche mese. Questa scadenza di triennio formativo (2019-22) ne porta le conseguenze. «I dati ufficiali non li conosciamo – ha spiegato Colombati – sappiamo che molti hanno ancora la possibilità di colmare il proprio gap formativo. Non credo che ci siano scuse, noi rappresentiamo tanti provider sul territorio e i cataloghi a loro disposizione sono molteplici. Speriamo che colgano queste opportunità e le vivano come tali e non come un obbligo, chiudendo questo triennio in bellezza».

Il 2023 inizierà poi con la prospettiva di un peso ancora più forte della formazione, legata a doppio nodo con le assicurazioni per i professionisti sanitari. Senza almeno il 70% di crediti certificabili, in caso di cause legali legate alla responsabilità professionale, si rischierà infatti di non essere coperti. «Il legislatore – ha continuato ancora Colombati – ha voluto dare un ruolo educativo alla polizza assicurativa di copertura e di responsabilità professionale associandole l’efficacia all’assorbimento degli obblighi formativi. Questo è per noi un alzare l’asticella di quella che è la proposta di aggiornamento professionale, perché viene correlata alla prevenzione del rischio clinico. Sentiamo ancora di più l’esigenza di fare corsi efficaci e di aumentare la qualità e soprattutto cercare con metodologie accattivanti di aumentare la platea di chi ne fruirà».

Priore (ECM Quality Network): «98% formazione viene da privati, vanno supportati»

Susanna Priore, presidente di ECM Quality Network, ha sottolineato come tutte le novità previste in campo sanitario dal 2023 non possono più prescindere da una discussione diffusa. «È arrivato il momento di un confronto strutturato – ha detto – perché il Dm 70 e il PNRR porteranno a uno sconvolgimento, ma non potrà avvenire se non accompagnato dalla giusta formazione. Il ruolo dei provider è cruciale e considerando che il 98% della formazione viene da privati, è giusto che questi siano supportati e tutelati dal sistema ECM stesso».

«I professionisti sanitari quest’anno per la prima volta si sono resi conto che l’obbligo formativo è un obbligo – ha aggiunto -. Per noi provider sarebbe importante che diventasse per loro uno sprone alla ricerca di una formazione valida e costruita su di loro. Che dal prossimo triennio affrontino la ricerca della formazione con l’obbiettivo di migliorare la qualità della propria attività, e nello stesso tempo con una ricaduta positiva sulla cura del paziente e del cittadino».

Calveri (GIFES): «Per vera riforma ECM serve confronto con stakeholder»

«Se prima si preferiva l’attività residenziale e in presenza – ha raccontato Matteo Calveri, presidente GIFES Federcongressi&eventi – dal marzo 2020 è iniziata un’attività di formazione a distanza con webinar e formazione sincrona in collegamenti da remoto proprio perché era inibito a qualsiasi professionista il poter partecipare in presenza. C’è stata una esplosione della formazione a distanza, che ha avuto successo perché formarsi era necessario per affrontare la pandemia»

«Quello che ci aspettiamo da questo incontro è una vera riforma del sistema ECM basato su criteri oggettivi, sulla qualità e sul miglioramento dell’offerta formativa» ha concluso. «E questo può passare solo attraverso un lavoro congiunto tra tutti gli stakeholder del sistema: dal ministero della Salute, Commissione ECM, Agenas e tutti i provider oltre che i professionisti sanitari che parteciperanno all’attività formativa del nuovo triennio che inizierà nel 2023».

 

 

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