Le più recenti versioni della Legge di bilancio, ormai prossima ad essere varata, inducono Federfarma ad una severa presa di posizione per il sostanziale disinteresse che si registra nei confronti delle farmacie italiane. In particolare, lascia perplessi la presenza di disposizioni finanziarie che rideterminerebbero il tetto per la spesa farmaceutica convenzionata al 7%, rispetto all’attuale […]
Le più recenti versioni della Legge di bilancio, ormai prossima ad essere varata, inducono Federfarma ad una severa presa di posizione per il sostanziale disinteresse che si registra nei confronti delle farmacie italiane.
In particolare, lascia perplessi la presenza di disposizioni finanziarie che rideterminerebbero il tetto per la spesa farmaceutica convenzionata al 7%, rispetto all’attuale 7,96%, senza alcuna misura di bilanciamento economico a sostegno della ormai precaria situazione finanziaria in cui versano le farmacie italiane.
Appare sorprendente che, a fronte delle progressive riduzioni delle risorse provenienti proprio dalle attività inerenti l’erogazione dei farmaci in regime di SSN (che per il 2020 registrano un ulteriore importante decremento) e che minano ulteriormente le condizioni di precario equilibrio finanziario delle farmacie, non sia stata neanche presa in considerazione l’ormai indifferibile esigenza di varare un nuovo modello di remunerazione, peraltro previsto per legge dal 2012: unica condizione per garantire le condizioni minime di sostenibilità economica delle farmacie stesse.
A nulla, evidentemente, è valso l’impegno che le farmacie hanno profuso – e continuano ad assicurare con professionalità e dedizione unanimemente riconosciute – per fronteggiare la pandemia in atto.
A nulla vale, quindi, considerare le farmacie come baluardo del Servizio sanitario nazionale, come presidio di prima assistenza alla popolazione (prova ne siano i più recenti servizi assicurati per lo screening della cittadinanza o il progetto di supporto nella campagna vaccinale anti-Covid) se poi viene negata ogni forma di sussistenza finanziaria.
E’ allora necessario evidenziare, una volta per tutte, che senza una vera riforma della remunerazione non solo verrà meno la possibilità di investire per l’erogazione di servizi a favore dei cittadini, ma vengono, ora, a crearsi le condizioni per esporre al rischio di fallimento le farmacie: il tasso di indebitamento verso le banche e i fornitori non è più sostenibile e un grande numero di farmacie è ormai in crisi irreversibile, alcune di esse sono già avviate a procedure concorsuali e altre a pratiche di concordato concluse.
Ancor più grave è immaginare che le attuali condizioni economiche, già precarie, peggioreranno significativamente in base ai dati della spesa farmaceutica per il 2020, esponendo le farmacie a ormai certi fallimenti e alla indiscriminata cessione verso le offerte del capitale: non è questa la farmacia che tutte le Istituzioni hanno lodato, non è questa la farmacia che il Ministro della salute indica come modello razionale, evoluto e vicino al cittadino, non è questa la farmacia di Federfarma.
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