Lavoro e Professioni 5 Settembre 2014 15:10

L’Eldorado londinese per i medici italiani (in fuga)

Come farsi largo in un sistema gratificante ma estremamente selettivo

Welcome to London… e ora? Sono sempre di più i medici italiani, soprattutto i giovani, a tentare di dare una svolta alla loro carriera professionale volando in Inghilterra.

Una sorta di Eldorado per i camici bianchi che nel regno di Sua Maestà vanno a caccia del riscatto o di quelle opportunità che l’Italia non riesce a concedere. Ma la vita oltre Manica del medico emigrante non è certo tutta in discesa. Il sistema sanitario inglese è sì gratificante, ma anche estremamente duro.

Non basta aver studiato la lingua, bisogna conoscere anche lo slang medico e la pioggia di acronimi usati in corsia: non essere reattivi, soprattutto in momenti critici, potrebbe costar caro. Altrettanto importante è prepararsi a capire e ad adeguarsi ad una sanità completamente diversa da quella italiana: l’umiltà è considerata un punto di forza notevole dei camici bianchi, che devono dimostrarsi pronti a sporcarsi le mani ed a sopportare fisicamente e mentalmente il regime lavorativo. Gli italiani che lavorano nel Regno Unito trovano le principali difficoltà nelle dissonanze esistenti tra i due sistemi sanitari, soprattutto per quel che riguarda i medici di base: quelli londinesi prescrivono con parsimonia farmaci e consulti specialistici e spesso si sostituiscono ai pediatri. Ma circolando per gli ospedali britannici si percepisce una maggiore flessibilità e tempi d’attesa circostanziati. La ricerca medica è ben sviluppata grazie anche ai fondi presenti, e poi il personale è gentile e competente anche grazie a una marcata trasmissione della cultura.

Ci sono, in definitiva, i presupposti per lavorare e per farlo bene. E anche lontani migliaia di chilometri ci si può sentire sempre a casa visto che, attraverso la rete internet ed i social network, i medici italiani “fanno gruppo”, si aiutano l’uno con l’altro dispensando, consigli per ambientarsi e per fronteggiare tutti quegli ostacoli che, una volta superati, spianano prospettive decisamente interessanti.

Articoli correlati
Iss: dipendenza da Internet, ecco a chi rivolgersi. Sono 102 i centri in Italia
In Italia ci sono 102 centri che si occupano di dipendenza da Internet, il 65% dei quali si trovano al Nord. Questo è quanto si evince dalla prima mappa geolocalizzata interattiva, aggiornata dall’Istituto superiore di sanità (Iss). Realizzata dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Iss, conta 3.667 utenti presi in carico soprattutto tra i 15 […]
La fuga dai social della gen Z
Pagliariccio (psicologo): «Tra le nuove generazioni c’è chi ritiene che l’utilizzo dei social sia faticoso, che generi un sovraccarico cognitivo, che non risponda ai propri bisogni personali. I giovani d’oggi abbandonano senza remore ciò che non li rende felici»
Internet, genitori vs figli. OkDigitale, l’app per conquistare la “patente” per la navigazione
Oltre il 10% dei giovani ha visto un proprio video intimo circolare in rete: è uno dei dati più allarmanti emersi da una recente survey dell’Associazione Nazionale Di.Te. Il presidente Lavenia: «Con OkDigitale i genitori riceveranno gli strumenti necessari per insegnare a ai propri figli come avere un rapporto sano con lo smartphone»
Sanitari sempre più social. Da Facebook a Tik Tok, benefici e insidie della comunicazione online
Comunello (Sapienza): «Fare attenzione nel citare casi clinici per non imbarazzare i pazienti». E i contenuti web falsi o scorretti possono essere rimossi facendo ricorso al “diritto all’oblio”
di Isabella Faggiano
Internet: una risorsa o un rischio per i nostri figli?
di Stefania Tempesta, psicologa Odp Lazio
di Stefania Tempesta, psicologa Odp Lazio
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Disabilità, Legge 62: “Da settembre 2025 sperimentazione estesa ad altre 10 province”

Il Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli: “Il cambiamento è iniziato e indietro non si torna”
Sanità

Farmacia dei servizi. Cossolo (Federfarma): “In due anni, con nuova convenzione, sarà realtà in ogni parte d’Italia”

All’evento “We Health”, promosso da Homnya in collaborazione con Federfarma, il bilancio degli anni di sperimentazione dei nuovi servizi
Nutri e Previeni

Frutta, caffè, cioccolato e vino riducono fino al 23% il rischio di sindrome metabolica

Una dieta ricca di prodotti come uva, fragole, arance, cioccolato, vino e caffè, può ridurre il rischio di sindrome metabolica fino al 23%. Almeno questo è quanto emerso da u...