Alive Volpini, giovane podologa di Frascati è anche coordinatrice di due master professionalizzanti a Tor Vergata, un unicum in Italia. «Agli studenti dico che il medico salva la vita del paziente, mentre il professionista sanitario migliora la sua qualità di vita, bisogna avere la capacità di mettersi a disposizione degli altri»
«In aula a volte ho l’arduo compito di trovarmi davanti studenti più grandi di me. All’inizio rimangono un po’ basiti ma poi cerco di rompere il ghiaccio e di dimostrare di essermi meritata questo ruolo». Sono parole della Dottoressa Alice Volpini, podologa di Frascati (Roma) destinata ad infrangere tutti i record: a soli 28 anni è già Direttrice del Corso di Laurea in Podologia all’Università di Tor Vergata e coordinatrice di due master professionalizzanti, uno in “onicopatia” e l’altro in “podologia dello sport”, sempre presso il secondo ateneo della Capitale.
«Quello che ho fatto è stato prendere una professione, abbracciarla a 360 gradi e impegnarmi ogni giorno per far crescere quella professione e me stessa – racconta Volpini a Sanità Informazione -. Sicuramente ci ho messo passione e impegno: sembrano frasi fatte ma è quello che ti porta da qualche parte. Se non c’è passione in quello che fai e la capacità di sapersi a volte mettere al servizio degli altri non si può arrivare da nessuna parte».
Anche l’impegno nei master rappresenta un unicum italiano che le è valso a maggio il conferimento del Premio Eccellenza Italiana da parte del Senato della Repubblica.
«Ringrazio la professoressa di dermatologia Elena Campione con la quale coordino il master in onicopatia e il professor Cosimo Tudisco con il quale coordino il master in podologia dello sport – continua Volpini -. Sono stata molto appoggiata da loro. Si tratta di due master unici in Italia che stanno avendo un buon successo malgrado il periodo di lockdown, che anzi è stato un motivo per stare più insieme “online”. Adesso recupereremo tutta la parte pratica».
Alle nuove leve, agli studenti che si affacciano al mondo delle professioni sanitarie Volpini raccomanda tenacia e costanza, ma anche umiltà: «Come dico sempre agli studenti il medico salva la vita del paziente, il professionista sanitario migliora la qualità di vita del paziente – spiega Volpini -. Intanto bisogna essere delle persone che hanno la capacità di mettersi a disposizione degli altri. Non bisogna soltanto pensare a un percorso di laurea breve che mi dà un lavoro. Bisogna anche pensare a quella che è la passione che un professionista sanitario vuole metterci tutti i giorni. Io ho la fortuna di “non andare mai al lavoro”, nel senso che con i pazienti sto bene. Chi si approccia a questa professione deve sicuramente trovare questo piacere a stare con gli altri e capire i bisogni degli altri. Bisogna essere delle persone empatiche. È un mondo bellissimo ma anche molto complicato e bisogna sempre essere costanti sull’aggiornamento e sulla ricerca, non prenderla come una laurea di serie B rispetto alla laurea medica. È una laurea che comunque fa clinica e la clinica è alla base della prevenzione».
«Mi piacerebbe dire, come donna, di non aver avuto problemi a farmi spazio nel mondo della professione e dell’università. Purtroppo, invece nel 2020 le donne in alcuni casi vengono messe ancora da parte. Per noi è tutto più difficile. Mi è stato insegnato che quando una donna arriva a ricoprire un ruolo è perché lo ha voluto ricoprire con tutta sé stessa. Ho donne davanti a me in ambito accademico che sono molto forti e hanno avuto la capacità di imporsi anche in anni diversi. Però è ancora difficile. A volte non è stato facile interfacciarmi con studenti adulti».
Ma l’impegno di Alice Volpini, che lavora nello studio del padre a Frascati, non si esaurisce solo nell’ambito universitario. Una parte importante della sua vita è presa anche da Special Olympics Italia, l’associazione che ha abbracciato dall’età di otto anni che ha come mission quella di dare l’opportunità di allenarsi e gareggiare in una varietà di sport olimpici a bambini e adulti con disabilità intellettiva per migliorare il loro benessere psico-fisico.
«L’anno scorso ho avuto un bellissimo incontro che si è trasformato in un colloquio di lavoro per cui sono entrata a far parte dello staff nazionale di Special Olympics Italia per quanto riguarda la coordinazione del settore Salute – racconta Volpini -. Questa associazione parla di inclusione a 360 gradi, quindi non soltanto attraverso l’implementazione dello sport nella vita quotidiana dei nostri atleti ma parla di inclusione inserendo i nostri atleti in tutti gli aspetti della vita quotidiana. La salute, il creare la prevenzione, l’idea del fitness è quello che genera il benessere nel partecipante. I nostri ragazzi sono l’esempio della voglia di partecipare, sono le persone che non smetteranno mai di credere in quello che fanno».
Il periodo di lockdown non ha fermato però le attività associative: «In quel periodo i ragazzi hanno perso un po’ quello che era il loro calendario quotidiano, la standardizzazione della giornata. Così abbiamo cercato di creare per loro delle attività online e sono nati gli “smart game”. Siamo riusciti a realizzare online i nostri giochi nazionali, che erano previsti a Varese. Abbiamo ottenuto grandi risultati: oggi cerchiamo di realizzare le premiazioni in spazi aperti. In un momento cupo siamo riusciti a creare qualcosa che anche in altre parti del mondo ci hanno copiato».
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