Il responsabile della Sanità del Pd Federico Gelli a tutto campo su Sanità Informazione. Tappa per tappa tutte le principali vertenze e le strategie per risolvere i contenziosi aperti con la categoria: «La politica deve far rispettare le leggi»
Riequilibrare il rapporto tra Governo, Parlamento e classe medica. Il responsabile della Sanità del Pd Federico Gelli ha assunto questo ruolo e lo sta portando avanti con una intensa attività nelle sedi istituzionali. Sua la proposta di legge candidata a riformare, una volta per tutte, la responsabilità professionale. Ma appare altresì determinato a individuare soluzioni per le principali problematiche della categoria, fonti di contenziosi che minacciano anche le casse pubbliche. Il deputato democratico si è confrontato – a tutto campo – con Sanità Informazione, prendendosi anche degli impegni, come nel caso delle borse di studio negate agli ex specializzandi.
Onorevole Gelli, un’ importante proposta di legge, presentata pochi giorni fa in Parlamento, che va a riformare una tematica annosa, quella della responsabilità professionale dei medici e del personale sanitario. Tante innovazioni, tanti plausi e qualche critica.
«Effettivamente potremmo definirla una riforma epocale. Nelle ultime quattro legislature i tentativi di progetti di legge sono sempre naufragati. Ora, invece, finalmente siamo riusciti in un lavoro molto importante dal punto di vista della diplomazia politica e della interlocuzione con le categorie, con i ministeri. Questo non è un testo di legge frutto solo di un lavoro del Parlamento, ma è anche una condivisione importante con il Ministero della Salute e con quello della Giustizia, i due interlocutori fondamentali. Il testo di legge è stato approvato in Commissione Affari Sociali. Parte importante del percorso si è compiuto. E’ iscritta proprio in questi giorni in aula alla Camera e molto probabilmente troverà la sua luce definitiva a gennaio, alla ripresa dell’attività parlamentare. Sicuramente è un grande cambiamento per le tutele e le garanzie per i professionisti ma ci sono profondi cambiamenti anche per i cittadini, perché sarà molto più facile ottenere l’indennizzo al danno subito. Tutto questo avverrà tramite la deflazione del contenzioso e meno avvocati, più certezza di avere riconosciuti i propri diritti; quindi più attenzione al cittadino e maggiori garanzie al professionista. Sforzo importante che credo abbia veramente meritato un grande impegno da parte delle istituzioni e del governo, su un punto di arrivo che penso nell’arco di qualche mese sarà definitivo».
Attraverso questa proposta di legge si punta a ridurre anche i costi legati alla medicina difensiva. Preziose risorse da destinare ad un comparto sanità, che, anche senza aver subito tagli, sta cercando di far quadrare i conti per risolvere altre problematiche. Su tutte, quella dei turni massacranti, dove il governo ha individuato una soluzione con circa 300milioni per nuove assunzioni.
«Si stima appunto circa 6mila unità di professionisti tra medici e infermieri. Quindi una cifra importante che ci aiuterà e agevolerà le regioni nel gestire le carenze di organico presenti in ogni angolo del Paese e soprattutto a rispettare quella importante normativa in merito alle 11 ore giornaliere di riposo. Andare così a coprire i turni e la garanzia del servizio in ruoli strategici del nostro sistema sanitario; a partire da pronto soccorso, emergenze-urgenze, rianimazioni e così via. Il processo è particolarmente importante, non riguarda solo la norma sulla Rc professionale ma anche un importante risparmio e una risposta alle categorie di professionisti che lavorano in maniera così rilevante nel sistema sanitario nazionale del nostro Paese».
Riguardo la normativa europea relativa all’orario di lavoro, il recente adeguamento – con notevole ritardo – dell’Italia ha creato un buco di oltre 10 anni all’interno del quale si è consumata una violazione subita da migliaia di medici. Molti di loro possono e vogliono vedersi riconosciuto quel diritto attraverso i tribunali. Una problematica di cui Parlamento e governo devono prendere atto.
«Non c’è dubbio, le rivendicazioni, anche della categoria dei medici, sono più che legittime; non solo perché si devono ottemperare le norme europee, ma perché i servizi devono essere garantiti con professionisti che sono tutelati dal punto di vista professionale nelle attività che svolgono. La garanzia del numero di ore quotidiane di riposo è l’elemento fondamentale per erogare un servizio di qualità al cittadino. Ci sono ancora oggi dei diritti che devono essere garantiti. Credo che il riconoscimento nei confronti di alcuni professionisti per il loro percorso di specializzazione o formazione, non possa essere risolto solo attraverso sentenze del tribunale. C’è bisogno della risposta della politica. Più volte ho ripetuto che il governo deve farsi carico di questa necessità. Sono convinto che a breve potremmo pensare ad un intervento normativo che vada a sanare, in termini generali, anche questa contropartita. Non solo lo sblocco del turn over, la stabilizzazione dei precari, il rinnovo del contratto – altro punto importante, come d’altronde è importante per tutta la pubblica amministrazione – ma anche la chiusura di quelle vicende in sospeso da decenni, al di la del riconoscimento economico, sul quale sono convinto che potremo trovare delle formule di accordo. L’importante è definirle una volta per tutte».
Ed effettivamente, al di là degli orari di lavoro, il ricorso al giudizio è proprio la strada che sta caratterizzando migliaia e migliaia di medici del nostro Paese, anche per il riconoscimento degli anni di specializzazione. Ci sono sentenze dei tribunali sempre più immediate, con un rischio per lo Stato italiano stimato in oltre 5 miliardi di euro. Al momento in Parlamento sulla questione ex specializzandi ci sono già tre Ddl che chiedono al governo una transazione definitiva per chi avrà presentato ricorso. In attesa di una risposta, si avverte la necessità che proprio il legislatore si riappropri delle sue funzioni, ora demandate ai tribunali.
«Questo è il compito della politica. Sono convinto che, così come abbiamo fatto per la Legge di Stabilità, trovando modalità di risparmio per efficientare il sistema e per aumentare la dotazione di personale, allo stesso modo si deve intervenire per gli ex specializzandi. Si tratta di un diritto che viene garantito da una normativa comunitaria per tutti i professionisti che hanno fatto un percorso di natura formativa importante, equiparando dunque l’Italia a tutto al resto dell’Europa. È una scommessa che ci possiamo prendere nei prossimi mesi. Risolvere la questione sarebbe il compimento di un ragionamento più complessivo, una volta che la Stabilità avrà concretamente ridefinito il quadro, l’assetto del personale nel nostro Paese e soprattutto alcuni processi innovativi di cambiamento che abbiamo inserito nelle Finanziaria, che troveranno poi compimento nella legge sul rischio professionale, il cui iter si compirà entro la primavera al Senato. Sono convinto che la politica debba assumersi questa responsabilità e io ovviamente farò la mia parte con l’impegno che credo di aver dimostrato in queste settimane».