Lavoro e Professioni 16 Maggio 2023 17:37

Calandra: «Ecco cosa possiamo fare noi professionisti per le liste d’attesa nella diagnostica per immagini»

Calandra (FNO TSRM e PSTRP): «L’esperienza dei professionisti sanitari è un know-how su cui far leva per promuovere e sostenere la trasformazione digitale del SSN. Bisogna puntare all’équipe interprofessionale, valorizzando le competenze delle professioni sanitarie per potenziare, anche con tecnologie digitali, l’attività territoriale e domiciliare»

Mentre i medici italiani fuggono dal Sistema Sanitario Nazionale (2.886 in un solo anno – dati ONAOSI), i professionisti sanitari mostrano un  attaccamento crescente alla loro professione. «Soprattutto, si fa sempre più chiara la loro esigenza di offrire al cittadino prestazioni qualitativamente elevate –  assicura Teresa Calandra, presidente FNO TSRM e PSTRP, la Federazione nazionale degli Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche della riabilitazione e della prevenzione ai microfoni di Sanità Informazione -. Quanto i professionisti sanitari siano essenziali al buon funzionamento della Sanità italiana è stato già ampliamento osservato e dimostrato durante la pandemia: il nostro Sistema Salute – dice Calandra – ha retto proprio grazie ai professionisti sanitari che non solo hanno garantito assistenza, ma anche prestazioni di qualità».

Prestazioni di diagnostica per immagini

Tuttavia, il SSN pur contando su elementi di forza come la professionalità del capitale umano impiegato, deve fare i conti con non poche criticità. Per una mammografia di classe B, ovvero breve che dovrebbe essere eseguita entro 10 giorni, se ne attendono fino a 150. Se la mammografia appartiene alla categoria P, programmabile, i giorni di attesa salgono a 730. «I tempi di attesa per le prestazioni di diagnostica per immagini, dalla Tac, alla Risonanza Magnetica, fino a mammografie e raggi x, sono tra i più lunghi in assoluto», dice la presidente FNO TSRM e PSTRP commentando i dati emersi dal Rapporto Civico Salute 2023 di Cittadinanzattiva. «Report  a cui, per la prima volta – aggiunge Calandra – la nostra Federazione ha collaborato attivamente».

Sostituire le apparecchiature obsolete non basta

Alcuni dei più importanti investimenti previsti nel Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dovrebbero essere indirizzati proprio allo smaltimento delle liste di attesa. Entro il 2024 dovranno essere acquistate almeno 3.100 nuove grandi apparecchiature sanitarie. «Ma la mera sostituzione sulla base della obsolescenza delle apparecchiature non può essere la soluzione – commenta Calandra -. Si rischierebbe di replicare gli errori del passato. La nostra proposta è di fare una valutazione con metodologia validata internazionalmente (HTA) cercando di dare una più appropriata allocazione alle tecnologie, tenendo conto sia della domanda, che delle risorse umane disponibili. Per garantire la piena attività delle tecnologie, infatti, le sole risorse economiche non sono sufficienti».

Il ruolo dei professionisti sanitari

Tra i grandi capitoli del Pnrr c’è anche il rinforzo della rete di assistenza territoriale. «Questo cambiamento – dice la presidente FNO TSRM e PSTRP – non può non tenere conto della fondamentale importanza che rivestono la prevenzione, l’integrazione socio-sanitaria e i nuovi modelli organizzativi. Questi tre ambiti, attraverso l’utilizzo delle tecnologie digitali, costituiscono un prerequisito dell’evoluzione dei sistemi sanitari moderni, soprattutto come strumento di interazione tra gli attori sanitari e i cittadini. In questa prospettiva l’esperienza dei professionisti sanitari è un know-how su cui far leva per promuovere e sostenere la trasformazione digitale del SSN, anche in termini di formazione e informazione dei cargiver. Parimenti, bisogna puntare all’équipe interprofessionale, valorizzando le competenze delle professioni sanitarie attraverso il riconoscimento chiaro della loro autonomia e relativa responsabilità professionale, nella ferma direzione di potenziare, anche con tecnologie digitali – conclude Calandra -, l’attività territoriale e domiciliare».

 

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