Ma il fronte dei giovani resta una polveriera: in arrivo il bando
Prendiamo impegni e li rispettiamo, grazie a tutti per il buon senso. I pazienti prima di tutto”. Con questo tweet il ministro alla Salute Beatrice Lorenzin ha annunciato nella tarda serata di lunedì l’accordo raggiunto dal Governo con la Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (FIMMG) per la revoca dello sciopero di medici di base e pediatri di libera scelta annunciato per oggi. Già alla vigilia dell’incontro voluto dal premier Renzi, il sindacato aveva lanciato segnali di distensione, chiarendo però che la protesta sarebbe stata annunciata solo di fronte a misure concrete. “Abbiamo apprezzato – ha affermato il segretario della Fimmg, Giacomo Milillo – l’attenzione ai problemi che abbiamo posto, pur nei limiti degli spazi che leggi e Costituzione rimettono al governo. Nel merito – ha chiarito – ci sono state date assicurazioni sul rispetto dell’autonomia professionale del medico di famiglia e dei livelli retributivi. E soprattutto c’è l’impegno a vigilare che vada avanti la trattativa per il rinnovo della convenzione”.
La giornata di sciopero era stata indetta, nell’ambito di una protesta più organica nata con lo slogan “Io non vado con il primo che capita” che prendeva le mosse dallo stallo delle trattative con le Regioni per la riorganizzazione della professione attraverso la creazione degli Aft, Aggregazioni funzionali territoriali, ambulatori dove gli specialisti assisteranno a turno i pazienti. Si riaprono, dunque, le trattative con la FIMMG che apprezza che “dal governo sia venuto un impegno forte a difesa della professionalità e del ruolo dei medici di famiglia”. Più in dettaglio, il Governo e il Comitato di settore si sono impegnati a vigilare affinché nelle trattative “venga confermato e rispettato – si legge nel testo dell’accordo – il profilo giuridico dei medici convenzionati; a far mantenere a medici di famiglia e pediatri la loro autonomia organizzativa nell’ambito delle scelte di indirizzo e programmazione sanitaria di stato e Regioni. E a ricercare meccanismi che, rispettando gli attuali livelli retributivi, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, sviluppino la capacità di lavoro d’equipe e le specificità della medicina generale e della pediatria di libera scelta nel rispetto del rapporto fiduciario”.
Seppur in extremis si è riusciti, dunque, a scongiurare la “serrata” di ambulatori e studi medici, che avrebbe di certo comportato pesanti disagi. Resta invece una polveriera il fronte dei giovani medici. Che si ricorra a cori, striscioni e flashmob sotto al MIUR oppure si opti per braccia incrociate e petizioni, cambia ben poco: i medici sono in palese difficoltà. Lo sono quelli che già esercitano la professione, figuriamoci chi vorrebbe farlo.
L’assenza di prospettive in un Paese in difficoltà con un Ssn in apnea è solo la punta dell’iceberg delle difficoltà che deve affrontare chi studia per avere un futuro con il camice bianco. Si parte dai test d’ingresso all’Università e se si riesce ad arrivare al Giuramento di Ippocrate, poi cominciano i guai veri con la scuola di specializzazione, indispensabile per poter lavorare. Proprio mentre il Ministero dell’Economia autorizzava la copertura economica per le 6mila borse annunciate dal ministro della Pubblica Istruzione, Stefania Giannini, il Coordinamento Mondo Medico andava ad urlare la sua rabbia sotto al MIUR.
Solo qualche settimana fa, sempre a viale Trastevere, il flashmob dei giovani medici del SIGM era riuscito ad ottenere, appunto, l’aumento – seppur solo di qualche migliaia di unità – delle borse di specializzazione. In attesa della pubblicazione della Bando per le prove di accesso, però, Mondo Medico ha ritenuto insufficiente quel risultato. Cristiano Di Gioia, coordinatore nazionale del Coordinamento Mondo Medico ha spiegato con i numeri il loro disappunto: “Servono almeno 10mila borse perché o saranno almeno 15mila i candidati contro i 12 mila del 2014: lo scorso anno gli esclusi furono più di 6mila ed ora, nonostante l’incremento di posti, ne rimarranno fuori 9mila”. Mondo Medico al Miur ha anche chiesto di rivedere il sistema d’accesso: “trasformando l’attuale imbuto in un cilindro – ha concluso Di Gioia – cercando di far specializzare tutti per evitare che scoppi quella che è una bomba sociale e si argini il fenomeno della fuga all’estero che provoca la doppia beffa di perdere professionisti e sprecare soldi per la loro formazione, che costa 10mila euro l’anno per ogni specialisti”.