Lavoro e Professioni 3 Luglio 2020 17:50

Medici di famiglia, l’ennesima beffa del mancato indennizzo per le vittime di Covid-19

Per le casse private non è infortunio sul lavoro, l’Inail non li tutela. Scotti (FIMMG): «Urge intervento normativo per estendere copertura ai convenzionati»

Medici di famiglia, l’ennesima beffa del mancato indennizzo per le vittime di Covid-19

Finita la prima ondata di Covid, con lo spauracchio di una seconda in autunno, si iniziano a tirare le somme. Letteralmente, perché il punto caldo all’ordine del giorno è il fatto che i medici di famiglia, la categoria più falcidiata in termini di vite umane dall’inizio dell’epidemia, deve fare i conti con un problema, l’ennesimo, di natura economica. Che in realtà sottende una questione ideologica: la mancanza di qualsiasi indennizzo per morte da Coronavirus, dal momento che le compagnie assicurative private non riconoscono il contagio tra i casi di infortunio sul lavoro.

A differenza di quanto prevede l’Inail che, grazie a una interpretazione estensiva della norma, ha potuto allargare la copertura per infortunio anche alle malattie “ad alta virulenza”. Come il Covid, appunto. Peccato che l’Inail tuteli solo i medici dipendenti dal Ssn e non i medici convenzionati. Insomma, non pagano le assicurazioni, non paga l’Inail, e alle famiglie dei medici di medicina generale deceduti si somma amarezza a dolore, l’ennesimo mancato riconoscimento a chi è sceso in campo in prima linea, pagando con la propria vita.

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Abbiamo chiesto, sulla questione, il parere del Segretario Nazionale FIMMG, Silvestro Scotti. «Il primo punto sui cui improntare la questione è lampante – esordisce Scotti – e cioè la necessità di uno strumento legislativo che permetta all’Inail di assicurare anche il personale convenzionato». «Il secondo punto nevralgico – continua – risiede nel fatto che, come sappiamo, l’Inail è un ente statale con una consolidata giurisprudenza sull’infortunistica dell’area sanitaria, e ha ritenuto estensibile la copertura come infortunio ai casi di malattia ad alta virulenza. Sappiamo anche che però le coperture assicurative dei medici di famiglia sono state determinate con gli stessi criteri delle coperture dell’Inail».

«Va da sé – aggiunge il Segretario Fimmg – che se io medico di famiglia ho un’assicurazione per infortunio sul lavoro, e so che l’Inail considera infortunio sul lavoro, alla luce di giurisprudenza e di normativa, anche le malattie infettive ad alta virulenza, avrei tutto il diritto di aspettarmi, in sede generale e di contenzioso, dall’assicurazione privata lo stesso riconoscimento».

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Un altro punto sottolineato da Scotti è l’opportunità che una eventuale estensione della norma a favore dei medici di medicina generale non si ripercuota poi, economicamente, proprio su di loro. «Sappiamo che l’azienda sanitaria dei medici dipendenti ha l’obbligo di versamento all’Inail. La domanda è – osserva Scotti –  perchè l’azienda sanitaria non ha quest’obbligo anche rispetto ai medici convenzionati? È chiaro, come prima sottolineato, che l’Inail senza un intervento legislativo può poco. Intervento legislativo che noi come Fimmg abbiamo peraltro sollecitato a sostegno del disegno di legge del senatore Pd, Vincenzo Pittella». «Un disegno di legge – conclude il Segretario Fimmg – che prevede, appunto, che venga estesa anche alla medicina generale la copertura attraverso l’Inail, con un finanziamento specifico per questo tipo di attività, cosicché la spesa ricada sulle aziende sanitarie e non sui medici».

 

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