Lavoro e Professioni 28 Novembre 2022 16:24

Medici di famiglia in formazione, è scandalo in Campania: «Non ci hanno mai pagato»

Dall’inizio del corso, sette mesi fa, nessuna borsa è stata erogata. Più di 200 i medici a secco, molti lasciano

Medici di famiglia in formazione, è scandalo in Campania: «Non ci hanno mai pagato»

La FIMMG Campania ed i medici in formazione di Medicina Generale della regione sono sul piede di guerra: per coloro infatti che hanno iniziato il corso triennale 2021/2024 lo scorso aprile, nessuna mensilità è stata ad oggi loro corrisposta. Sono passati sette mesi, e l’ingiustificabile mancata erogazione delle borse di studio coinvolge circa 200 medici. Molti di loro sono giovani alle prese con mutuo e famiglie da mantenere, tanti hanno già una specializzazione e hanno scelto comunque di intraprendere anche il percorso per diventare medici di famiglia. E ora si ritrovano doppiamente beffati, senza borse di studio e senza la possibilità di esercitare la libera professione come specialisti, perché incompatibile con il corso di formazione in medicina generale.

Medici in formazione senza borsa: è fuga verso altre specializzazioni

«Quanto vale il diritto alla salute dei cittadini per una Regione che si “dimentica” di pagare i medici che si stanno formando per essere domani pronti a sostenere il carico delle cronicità e realizzare una medicina di prossimità?» si chiedono i rappresentati sindacali di Napoli della Federazione Italia dei Medici di Medicina Generale (FIMMG) Luigi Sparano e Corrado Calamaro.

«Questi colleghi, dopo sette mesi, non hanno ancora ricevuto un solo euro dei 966 euro lordi previsti al mese». Nel mese di ottobre, dopo varie sollecitazioni portate avanti dalla FIMMG, la Giunta Regionale aveva approvato la delibera per il pagamento delle borse arretrate, tuttavia ad oggi i quasi 200 medici in formazione possono solo constatare l’ennesimo mancato accredito. «La Regione Campania – ricordano dal sindacato – è l’unica ad oggi a non aver ancora erogato alcuna mensilità ai colleghi».

La gravissima conseguenza è che ormai già 50 medici hanno abbandonato il corso e, altri 130 minacciano di abbandonare. Con l’aggravante di una carenza senza precedenti che nella sola regione ha raggiunto quasi 300 medici di famiglia mancanti, sempre più presidi di Guardia Medica e 118 scoperti, mentre più di 160mila cittadini (nel solo capoluogo partenopeo) attendono, invano, un medico. «Riuscire a trovare medici motivati alla professione della Medicina Generale – sottolinea Sparano – è un grande risultato, e tutte le basi di un servizio sanitario pubblico, attuale e futuro, si basano sulla presenza dei medici di Medicina Generale. Non garantire un contesto favorevole alla formazione, retribuzione compresa, diventa motivo di fuga dei medici in formazione verso altre specializzazioni che in questo momento non corrispondono al reale fabbisogno dei cittadini».

La rabbia dei giovani medici, tra turni impossibili e famiglie da mantenere

E il grido di rabbia dei giovani medici “senza borsa” viene intercettato dai nostri microfoni. Come quello della dottoressa N.S., già specializzata in Reumatologia, che vive da sola con il suo bambino. Ed è a dir poco amareggiata. «Il corso di formazione in Medicina Generale ci rende incompatibili con l’esercizio di altre attività professionali. Come me, infatti, molti altri colleghi hanno già una specializzazione, ma non possiamo esercitare la libera professione. Siamo costretti alle sostituzioni o alla guardia medica, non possiamo fare altro. E considerando che il corso consta di 38 settimanali ed i turni di guardia di 24 ore settimanali, io lavoro 62 ore settimanali, di cui 38 non retribuite, e 24 non riconosciute ai fini del tirocinio. Io sono divorziata, e vivo da sola con mio figlio. La Regione come pensa che io possa mantenerlo economicamente, o gestirlo visto che sono fuori casa per 62 ore alla settimana? E poi, se i turni di guardia medica si saturassero, a quel punto non saprei cosa mettere in tavola. È semplicemente vergognoso. Cosa ci resta ora, non lavorare e scendere in piazza a protestare? Potremmo, sì, ma lascerebbe il tempo che trova. Non siamo specializzandi, su cui si reggono i policlinici. Non ci resta che aspettare…e sperare».

«Purtroppo le nostre sollecitazioni alla Regione sono cadute nel vuoto – ci rivela un’altra dottoressa, M.N. –. Mi barcameno tra turni in continuità assistenziale da precario, e qualche sostituzione negli studi, ma almeno la fortuna di vivere ancora con i miei genitori, che possono aiutarmi economicamente, ma per molti miei colleghi non è così. È per questo che molti di loro stanno abbandonando il corso in favore di altre specializzazioni, in cui non solo le borse ammontano al doppio rispetto a quelle per la medicina generale, ma vengono corrisposte con regolarità. Biasimarli? Difficile: ognuno deve farsi i suoi conti per vivere».

 

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