Da Lussemburgo arriva altra sentenza favorevole per gli specializzati tra il 1983 e il 2006. Obbligo sorge immediatamente e, eventualmente, c’è diritto al risarcimento anche senza legge ad hoc. Stato rischia esborso complessivo di 5 miliardi di euro. Consulcesi rappresenta 80% degli interessati
I medici ex specializzandi hanno diritto ad essere «adeguatamente remunerati». A dirlo questa volta è una sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha ribadito questo diritto per i medici ex specializzandi a partire dal 1982, anno della prima direttiva Ue in materia. Come riporta Il Sole 24 Ore, l’obbligo sorge «immediatamente», a prescindere dal suo recepimento nella normativa nazionale, e deve «essere quantificato dal giudice nazionale» e, qualora ciò non fosse possibile, c’è il diritto al risarcimento del danno di ogni singolo medico con l’equiparazione della retribuzione dovuta.
Finora ben 93mila specialisti si sono rivolti ai tribunali, sui potenziali 180mila, cifra che somma i 157mila medici che si sono specializzati tra il 1983 e il 2006 e i 20mila che si sono immatricolati prima del 1983, anche questi riammessi ai rimborsi da una sentenza della Cassazione (la 17434/2015) che ha confermato che il bacino dei potenziali ricorrenti si estende anche a tutti quelli che hanno iniziato un corso di specializzazione dal 1978.
Pesante l’impatto sulle casse dello Stato: sempre secondo i dati del quotidiano di Confindustria, per via giudiziaria sono stati riconosciuti oltre 600 milioni di euro (tutti liquidati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri), di cui ben 530 milioni ai medici tutelati da Consulcesi che da sola rappresenta circa l’80% degli interessati. Una partita che rischia di costare caro all’erario: lo Stato potrebbe arrivare ad un esborso complessivo superiore ai 5 miliardi di euro.