Contestano la riduzione del 90% dei controlli da parte dell’INPS ed il rimpallo di responsabilità con il Governo
La fibrillazione dei Medici Fiscali dell’INPS si è riversata a Montecitorio durante la manifestazione indetta dall’8 al 10 settembre: i motivi del malcontento, espresso a chiare lettere, risalgono al 30 aprile dello scorso anno, quando il principale ente previdenziale italiano ha decretato la riduzione del 90% sui controllo dei lavoratori in malattia nel settore privato.
La decisione dell’INPS, oltre a vanificare l’impegno pluridecennale nel combattere la piaga dell’assenteismo dal lavoro per malattia – impegno che ha consentito di riportare l’Italia nei parametri degli altri Paesi europei – ha causato un grave condizione di sottoccupazione tra i medici fiscali, nella totale indifferenza da parte delle Istituzioni e della FNOMCeO. Quel che chiedono i manifestanti è il rinnovo del Decreto Ministeriale 8 maggio 2008 sulle visite di controllo effettuate dai medici fiscali dell’INPS, in favore di una convenzione che garantisca una maggiore stabilità a professionisti difficilmente ricollocabili sul mercato e che ora vivono con poche centinaia di euro, garantite solo dai datori di lavoro privati. Solo questi ultimi, infatti, ricorrono alle loro prestazioni.
A supportare le istanze dei camici bianchi giungerebbero anche le conclusioni dell’indagine conoscitiva recentemente conclusa dalla Commissione Affari Sociali. L’esito dell’indagine ha riconfermato l’utilità di un sistema di controlli che contrasti il fenomeno dell’assenteismo e assicuri il corretto uso delle risorse pubbliche oltre, naturalmente, a rispondere alle esigenze dei datori di lavoro in merito ai controlli sulla salute dei propri dipendenti. Un potere, questo, che lo Statuto dei lavoratori prevede venga esercitato solo attraverso i servizi ispettivi degli enti previdenziali. Insomma, anche secondo la Commissione Affari Sociali, è l’INPS l’unico ente preposto a tale funzione, sia nel pubblico che nel privato.
A 17 mesi dal provvedimento, è sempre più forte la percezione della sua incongruenza e della trasversalità delle conseguenze negative: se da un lato infatti colpisce professionisti con esperienza ultraventennale, dall’altro danneggia lo Stato e la collettività per l’incrementarsi del fenomeno – spesso abusato – dell’assenteismo per malattia e penalizzando chi, invece, è costretto ad avvalersene per reali e comprovate esigenze di salute.