Il punto su turni massacranti, formazione continua e aumento borse di specializzazione
Turni massacranti, stipendi inadeguati, lacune di personale. Archiviata l’emergenza Covid-19, la sanità italiana e gli operatori al loro interno si trovano a far fronte a sfide vecchie e nuove, declinate alla luce delle diverse e aumentate esigenze di salute della popolazione. I temi della formazione, quindi, della programmazione e delle condizioni di lavoro dei medici italiani, ma anche la solidarietà e lo spirito di vocazione, che in un momento come questo non possono mancare, sono i temi che Sanità Informazione ha voluto affrontare con Bruno Zuccarelli, presidente dell’OMCeO di Napoli.
«L’aggiornamento e la formazione continua sono sempre più importanti per tenere il passo con le evoluzioni della medicina negli ultimi cinquant’anni. Siamo passati in quest’arco di tempo dall’essere quasi all’età della pietra ad avere una medicina estremamente tecnologica dove, tuttavia, ci auguriamo che la risorsa umana governi sempre la macchina e non viceversa. Anche per questo l’Educazione Continua in Medicina è ancor più fondamentale. Dopo due anni di corsi online, poter tornare a relazionarsi in presenza è un valore aggiunto. Un medico non può non formarsi continuamente, altrimenti è fuori dal tempo presente».
«Già nel 2010, inascoltati, lanciavamo un grido d’allarme sul fatto che a breve sarebbero mancati sia gli specialisti che i medici di medicina generale, chiedendo di investire maggiormente in borse di studio per le scuole di specializzazione. Bisogna dare atto però che da un anno a questa parte, grazie all’ex ministro Manfredi ma anche al ministro Speranza si è iniziato a porre rimedio aumentando i posti in specializzazione. Ci vorranno tuttavia diversi anni per andare a regime anche perché la gobba pensionistica è un’ulteriore aggravante. Ci aspettano anni complessi, e sentire di pazienti che non trovano un medico di medicina generale disponibile ci lascia attoniti e ci restituisce la misura di una programmazione scellerata risalente a dieci anni fa».
«La professione medica non è più molto attrattiva, non solo per motivi economici, sebbene i nostri stipendi restino tra i più bassi in Europa, ma soprattutto per ciò che comporta l’essere medico: troppo spesso significa essere aggrediti, picchiati, sottoposti a turni di lavoro massacranti e con carichi di lavoro eccessivi anche a causa di una crescente burocrazia. Questo fa sì che molti medici scelgano di andare all’estero, una scelta di libertà e di investimento. Su questo dobbiamo riflettere e fare i conti col fatto che nei prossimi anni rischiamo di non avere medici italiani che continuino la grande tradizione medica del nostro Paese».
«Una grande iniziativa di cui dobbiamo dare atto ai medici chirurghi e odontoiatri di Napoli e provincia. Con grande generosità hanno donato questa somma che abbiamo consegnato in una cerimonia simbolica al console ucraino, e che sarà poi devoluta direttamente all’Ucraina per fornire assistenza. L’iniziativa non si ferma qui e le donazioni continueranno, per dare un segno tangibile della presenza e vicinanza della comunità medica partenopea all’Ucraina».
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