Il Presidente della Cimo Guido Quici a Sanità Informazione: «Sotto elezioni tutti vogliono dimostrare di voler chiudere i contratti, ma dobbiamo vedere come. Se è l’ennesima presa in giro per tacitare il mondo sanitario, non firmiamo e confermiamo proteste»
L’atto di indirizzo per la dirigenza è stato sbloccato. È lo stesso Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ad annunciare il passo avanti compiuto dal Comitato di settore Regioni-Sanità, che ha chiesto all’Aran di convocare i sindacati ed aprire le trattative per il rinnovo del contratto nazionale della dirigenza medica, veterinaria, sanitaria e delle professioni sanitarie. «Ci stiamo lavorando da tempo – ha aggiunto il Ministro -, e non vi è ulteriore tempo da perdere. I professionisti sanitari hanno diritto ad avere il nuovo contratto».
Immediate le reazioni delle sigle sindacali che rappresentano la categoria, che chiedono all’Aran di non indugiare e di convocare presto le parti contrattuali, per arrivare, dopo anni di attesa, scioperi, sit in e proteste, alla firma del contratto. Sanità Informazione ha chiesto a Guido Quici, Presidente della Cimo, cosa si aspetta nei prossimi giorni.
«Innanzitutto mi aspetto che l’Aran ci convochi, ed è il minimo che possa fare. Ma poi bisognerà vedere se c’è veramente la volontà di avviare una trattativa seria. È chiaro che sotto elezioni tutti vogliono dimostrare che c’è la volontà di chiudere i contratti, ma dobbiamo vedere come li vogliono chiudere. Io siederò al tavolo, leggerò le carte e in base ai contenuti e faremo le nostre valutazioni. Può anche darsi che decida di alzarmi e di andarmene, non è detto che si debba firmare un contratto, ma non voglio neanche essere troppo riluttante. Sono proprio curioso di vedere cosa ci porteranno…».
Sono tre le possibilità che Quici prospetta: «Ovviamente speriamo che ci sia la volontà di avviare una trattativa seria, che si chiuda in un determinato periodo di tempo. La seconda è la stipula di un contratto ponte che sia solo di natura economica, cosa che la Cimo non proporrà mai, ma se ce la prospettano vedremo i contenuti e valuteremo. La terza è che la convocazione sia una finta per tacitare il mondo sanitario prima delle elezioni».
«In base a quello che vogliono fare e all’atteggiamento che riscontreremo – prosegue -, decideremo anche se mantenere o revocare lo sciopero del prossimo 23 febbraio. Se ci convocano subito e vediamo che si tratta di una presa in giro non vedo perché dovremmo revocarlo; se c’è invece un avvio serio della trattativa, con un calendario di incontri, i fondi e proposte operative, credo che sia doveroso e giusto bloccarlo».
Per quanto riguarda i contenuti dell’Atto di indirizzo, bisogna ancora aspettare: «Io immagino che sia più o meno quello che conoscevamo e su cui ho espresso già molte critiche, sia sugli aspetti giuridici che economici. Dobbiamo vedere se ci sono le risorse necessarie per poter chiudere il contratto, ma ho grossi dubbi che ci siano visto che c’è questa partita a ping-pong tra governo e Regioni. Sappiamo che in tutto il 2018 non vedremo un centesimo e che le risorse inizieranno ad essere esigibili dal 2019. È l’unica cosa che so in questo momento, per il resto – conclude -, viviamo alla giornata».