«Aggiornare il Contratto di formazione specialistica» la nuova proposta del ministro Giulia Grillo che coinvolge anche il Miur. «In tanti Paesi europei è già così: per quale motivo i giovani medici italiani dovrebbero essere considerati eterni studenti?». La proposta è stata accolta positivamente dalla Federazione CIMO-FESMED, da Anaao Assomed e Anaao Giovani
Un contratto di formazione-lavoro per i medici specialisti e il riconoscimento della loro professionalità perché non si tratta di «un semplice studente». Ad annunciarlo è il ministro Giulia Grillo con un lungo post pubblicato sulla propria pagina Facebook. «Pur essendo la competenza prioritariamente dei colleghi del MIUR – si legge sul social network – credo che sia finalmente ora di aggiornare il Contratto di formazione specialistica, elevandolo a vero e proprio contratto di formazione-lavoro».
«Penso che sia utile ragionare su un unico canale formativo, – prosegue Grillo – garante di omogeneità ma anche dinamismo e flessibilità per tutti i nostri giovani professionisti, guidati e supervisionati nel percorso dall’Università, inseriti in reti formative ampliate con un più ampio e maggiore coinvolgimento delle strutture SSN. Il medico in formazione, pur non potendosi considerare sostitutivo del personale strutturato, è pur sempre un professionista e non un semplice studente. Ritengo opportuno che via via che le competenze, necessariamente da certificare, siano apprese, queste possano consentire a questi professionisti di contribuire in un contesto regolato, legale e trasparente, all’erogazione delle prestazioni nel nostro servizio sanitario».
Il modello di riferimento è l’assetto già presente all’estero. «In tanti Paesi europei è già così: per quale motivo i giovani medici italiani dovrebbero essere considerati eterni studenti? Sono forse da meno? Tanti giovani su cui abbiamo investito sono oggi costretti a fuggire in quei Paesi per via dell’”imbuto formativo” e proprio lì iniziano a lavorare e formarsi, giustamente valorizzati e retribuiti, come i loro colleghi stranieri».
Il Ministro non manca di riconoscere il ruolo svolto dai neo-medici nelle strutture nazionali. «Non prendiamoci in giro, sappiamo tutti che negli ospedali universitari gli specializzandi già giocano un ruolo cruciale nel sostegno del sistema e nel suo funzionamento, ma perché non estendere questo effetto positivo anche alle altre strutture e con le tutele necessarie? Già oggi le Regioni finanziano una quota di borse e giustamente auspicano un ritorno dell’investimento erogato, molte chiedono anche di poter assumere medici non specialisti da formare – conclude Grillo -. Per azzerare l’imbuto formativo e affrontare efficacemente l’ereditata carenza di medici specialisti, tutti gli attori devono far squadra: Stato e Regioni possono concorrere a ripensare in un nuovo contratto il ruolo del medico specializzando, garantendo sia la formazione che un importante potenziamento di cui oggi i nostri servizi sanitari hanno bisogno».
La proposta è stata accolta positivamente dalla Federazione CIMO-FESMED che ritiene la riforma << convincente, perché esclude il doppio binario e riconduce il percorso ad un unico canale formativo che assicuri omogeneità della formazione su tutto il territorio nazionale>>. << Riteniamo – prosegue la nota – che la riforma delle specializzazioni mediche possa avvenire attraverso un contratto di formazione-lavoro a tempo determinato che consenta, previa costante verifica, di acquisire competenze sul campo utili all’inserimento nel mondo del lavoro. L’auspicato concetto di ospedale di formazione consentirebbe allo specializzando di svolgere progressive attività assistenziali integrative che potranno diventare sostitutive, previa acquisizione del titolo di specialità, con successivo accesso attraverso pubblico concorso>>.
Soddisfatti anche Anaao Assomed e Anaao Giovani. << Un’idea quella degli Ospedali di Insegnamento nata 40 anni fa in casa Anaao – si legge nella nota diffusa dal sindacato – e perseguita tenacemente negli anni nella convinzione che mettere a disposizione dei futuri medici l’immensa casistica clinica trattata nelle strutture del SSN, la cultura professionale e le sofisticate capacità tecniche dei medici che vi operano rappresentasse una chiave di volta per la sostenibilità e lo sviluppo del sistema sanitario pubblico. Tale proposta, infatti, nasce dalla consapevolezza del contributo fondamentale che il SSN può dare alla formazione medica orientando i nuovi professionisti verso il “saper fare” e verso quei valori di qualità, efficacia, appropriatezza, corretto uso delle risorse e attenzione al sociale che possono rendere equo e sostenibile il servizio sanitario pubblico in un’epoca di risorse economiche limitate>>.