«C’è un vuoto associativo che danneggia i professionisti». Parla l’ex primario di urologia dell’ospedale di Mestre tra i fondatori del primo Sindacato per la Medicina Sportiva
«I medici dello sport sono probabilmente la categoria meno tutelata del comparto sanitario» spiega Carlo Pianon, primario di urologia presso l’ospedale di Mestre, tra i fondatori e Presidente del sindacato SIMeS (Sindacato dei Medici dello Sport e delle attività fisiche). «Un vuoto associativo che andava colmato» dichiara ai microfoni di Sanità Informazione spiegando l’obiettivo di questa iniziativa.
Presidente lei è tra i fondatori del primo Sindacato di medicina sportiva: quale l’obiettivo di questo progetto e quali le iniziative promosse?
«Si tratta di un’istituzione finalizzata esclusivamente a tutelare il lavoro dei medici dello sport. Mi spiego meglio: è nostro scopo tutelarli e assisterli nelle funzioni di tipo tecnico-amministrativo, nei rapporti con le Regioni e nei rapporti con le unità sanitarie locali ed eventuali ambulatori. L’obiettivo è dare loro tutte le possibilità di praticare la professione nelle migliori condizioni possibili. Inutile negare che esistono dei problemi di convenzioni tra i vari ambulatori di medicina dello sport e le Regioni, le province e i comuni; esistono dei problemi sui rapporti lavorativi dei medici dello sport con unità sanitarie locali e c’è anche un problema di tariffe. Con il sindacato vogliamo migliorare la qualità del lavoro dei medici intervenendo anche su quello che è il tariffario e a questo proposito abbiamo dato il via ad un’iniziativa, insieme al sindacato dei medici legali, per poter dare una risposta a compensi troppo bassi, inadeguati al riconoscimento dell’attività. Il perché di questa situazione? Non c’è un limite, non c’è un criterio stabilito, e questo porta ad abbassare concorrenzialmente le tariffe e di conseguenza le prestazioni diventano più scadenti. Dunque per poter assistere al meglio i medici dello sport nella loro attività lavorativa, abbiamo deciso di associarci ad altre realtà per lavorare all’unisono: una di queste è Consulcesi che ci aiuta a prestare assistenza di tipo medico-legale per risolvere ipotetici casi di controversie. Sempre con Consulcesi collaboreremo anche per i corsi di aggiornamento sull’assistenza medico legale anche alla luce della nuova Legge Gelli che definisce meglio i doveri e i diritti dell’attività medica anche in ambito sportivo».
Perché la medicina dello sport gode di una tutela minore rispetto ad altre specializzazioni?
«E’ un problema di mercato, il medico dello sport viene poco valorizzato nell’effettiva importanza della sua funzione. Nonostante si tratti di un professionista che si dedica soprattutto alla salute dei pazienti e alla prevenzione delle malattie, questa sua attività è poco considerata. Il nostro obiettivo è affiancare la società scientifica nella valorizzazione del medico dello sport. Il nostro sindacato e le società scientifiche sono due binari che non si incrociano ma perseguono lo stesso obiettivo: la società scientifica garantisce formazione e aumenta la capacità lavorativa dal punto di vista strettamente medico, noi invece
garantiamo la tutela dell’attività soprattutto dal punto di vista contrattuale».