Parla l’ideatrice, Federica Pallavicini, ricercatrice all’Università Bicocca di Milano: «Necessario dare supporto emotivo a chi ne ha più bisogno». Nel visore l’operatore troverà educazione alla patologia, esperienza del trauma e infine un ambiente rilassante
Stress, depressione e ansia. L’emergenza Covid-19 sta avendo conseguenze emotive molto pesanti sul personale sanitario che ne affronta la parte peggiore. Sono 240mila i medici e 350mila gli infermieri che ogni giorno vivono ricoveri, terapie intensive e morti troppo rapide per essere accettate. Aiutare la loro condizione mentale è necessario perché nel post-virus si possa tornare a una progressiva normalità. È nato anche per questo Mind-Vr, un progetto ideato da tre psicologhe per aiutare il personale sanitario a gestire, tra gli altri, il disturbo post-traumatico da stress con l’aiuto della realtà virtuale.
A Sanità Informazione ne ha parlato l’ideatrice, la dottoressa Federica Pallavicini, assegnista di ricerca nel dipartimento di Scienze Umane per la Formazione dell’Università di Milano Bicocca. Insieme a Fabrizia Mantovani e Chiara Caragnano punta a mettere la tecnologia al servizio del benessere psicologico dei sanitari.
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Nato all’interno della campagna di crowdfunding promossa dall’università Bicocca con Produzioni dal Basso, Mind-Vr non era stato pensato con questo intento. «Inizialmente – racconta Pallavicini – pensavamo di concentrarci su pazienti ricoverati in dialisi o bambini in oncologia per induzioni di stati emotivi positivi. Poi a febbraio la situazione è cambiata, ci siamo trovate anche impossibilitate a entrare fisicamente in ospedale, allora ci siamo rese conto della necessità di dare supporto a chi ora ne ha più bisogno, gli operatori sanitari».
Al progetto si sono allora unite figure che si trovano al centro dell’emergenza: Massimo Clerici, ordinario di Psichiatria e responsabile del reparto Psichiatria al San Gerardo, gli psicologi Guido Veronesi e Alessandro Pepe, che da subito hanno aperto un servizio di supporto psicologico per medici e infermieri, e Marco Vettorello, anestesista del Niguarda, che ha lavorato con i pazienti più gravi. «L’idea non è nata in un bel momento – ammette la dottoressa Pallavicini – ma ci siamo trovate anche con la voglia di fare qualcosa di utile con le nostre competenze scientifiche. Sentirci parte della risoluzione di un problema ci è sembrata la cosa più naturale».
L’utilizzo delle realtà virtuale nella gestione dello stress, spiega, si rifà a un trattamento classico della psicologia clinica, lo stress inoculation training. Si tratta di un percorso diviso in fasi che punta in primo luogo all‘educazione del paziente al disturbo e alle strategie di gestione, e in seguito all’esposizione dello stesso a situazioni stressanti che possa rielaborare a livello cognitivo ed emotivo, tramite immaginazione guidata. «Circa 20 anni fa – aggiunge la ricercatrice – negli Stati Uniti è stato creato il primo programma di trattamento, che si chiama “Cyber Sit”, seguendo questa stessa tecnica. Gli studi hanno dimostrato che la realtà virtuale è efficace tanto quanto le tecniche classiche nel caso di persone con scarse capacità immaginative, in quanto dà uno stimolo esperienziale di cui la persona può risentire per un miglior lavoro con il terapeuta».
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Anche il personale sanitario coinvolto in futuro in Mind-Vr seguirà le tappe del Sit tramite un visore. Nella prima fase il soggetto incontrerà, camminando nella realtà virtuale, alcune scritte che illustrano la sintomatologia del disturbo da stress post-trauma e delle immagini che illustreranno tecniche di rilassamento. «La seconda fase – illustra Pallavicini – sarà quella di esposizione. Vogliamo creare tre situazioni di modello emotivo differente: come primo livello il sanitario si troverà in un pronto soccorso neutro, senza persone o colleghi, poi a salire saranno inseriti dei pazienti in condizioni meno critiche e progressivamente più critiche, ad esempio intubati e circondati da colleghi che discutono». L’ultimo step conterrà un contenuto rilassante, ma anche qui ci sarà una novità. Invece di trovarsi in scenari naturali o su un’isola deserta, il team costruirà per i sanitari una scena ambientata nello spazio.
Dopo la realizzazione Mind-Vr seguirà varie strade: sarà disponibile su una nota piattaforma di contenuti di realtà virtuale, sarà distribuito a terapeuti che potranno utilizzarlo in supporto con i pazienti in cura e si metterà un visore a disposizione di medici e infermieri che potranno provarlo all’interno del loro reparto.
«Per ora gli unici progetti in questa direzione – prosegue l’ideatrice – sono Mind-Vr e “Secret Garden”, entrambi ideati da team basati in Lombardia. Non è casuale che siano entrambi nati qui». Gli operatori lombardi hanno infatti affrontato le fasi critiche di questa emergenze e da tre mesi sono in prima linea, rischiando di pagare il prezzo più alto emotivamente. Già due i suicidi di infermieri provenienti dalla regione.
«La nostra speranza – conclude Pallavicini – è che questo sia il primo di tante soluzioni di questo tipo che possano essere di supporto psicologico tramite realtà virtuale e videogiochi. L’apertura di una visione verso queste nuove tecnologie è un vero primo passo in una situazione come questa».