Luca e Valeria, del comitato organizzativo del Congresso MoReMED, sul test di ingresso: «Siano valutati conoscenze scientifiche e percorso di studio precedente». E sull’imbuto formativo: «Se si abbassa l’importo dei contratti per le scuole di specializzazione, ci sarebbero risorse per aumentare il numero di posti»
Dai treni che martedì 9 arriveranno alla stazione di Modena, scenderanno centinaia di studenti di Medicina. Da tutta Italia accorreranno al Congresso studentesco MoReMED dedicato all’innovazione e all’avanguardia nel campo della medicina, che intende promuovere la ricerca scientifica tra gli studenti.
«Chiediamo ai partecipanti di approfondire una tematica extracurriculare di loro interesse, che quindi non rientra nel loro percorso formativo – spiega a Sanità Informazione Valeria Caragli del Comitato organizzativo -. I lavori di ricerca vengono validati e approvati da un professore, e quelli selezionati dalla nostra segreteria scientifica verranno esposti alla platea».
«I lavori possono trattare qualunque tematica, purché sia di avanguardia – aggiunge Luca Silvestri -, ma gli studenti che verranno al Congresso potranno anche partecipare a workshop pratici visitando il centro di simulazione FASiM di Modena, dove sperimenteranno attività come la dissezione cerebrale, l’approccio all’emergenza o corsi di sutura».
Le esposizioni degli studenti verranno poi intervallate dagli interventi di professori di fama nazionale e internazionale, campioni olimpionici come Gregorio Paltrinieri e ospiti istituzionali come il presidente della Regione Emilia Romagna, il Sindaco di Modena, il Magnifico Rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia ed il presidente della Facoltà di Medicina e Chirurgia, il dottor Francesco Paolo Maraglino del ministero della Salute ed il medico di Lampedusa Pietro Bartolo.
Una due giorni, quindi, organizzata da e per gli studenti di Medicina. Che hanno già superato il test d’ingresso ma che guardano con timore e incertezza all’accesso alla specializzazione o al corso di formazione per la Medicina generale. «Uno sbarramento e una selezione iniziale degli aspiranti medici servono – ritiene Luca, al sesto anno di Medicina – perché le università non sarebbero in grado di accogliere e organizzare lezioni frontali e tirocini per migliaia di studenti, ma mi rendo conto della difficoltà di strutturare un test in modo efficace. Ho visto che per il prossimo anno hanno aumentato le domande di cultura generale e diminuito i quesiti di logica, ma sinceramente preferivo che venisse fatto l’opposto».
«Secondo me invece – aggiunge Valeria, iscritta al quinto anno – sarebbe più utile testare maggiormente le conoscenze nelle materie scientifiche e magari valutare in minima parte anche il percorso scolastico dei ragazzi. Poi sarà il primo esame a far capire ad ogni studente se Medicina fa veramente per lui. Una scrematura quindi è naturale, e anche per questo forse il numero dei posti all’ingresso potrebbe essere aumentato, tenendo in considerazione che lungo il percorso ci saranno delle perdite fisiologiche».
Nonostante le perdite, tuttavia, gli studenti che dopo la laurea rimangono fuori dal cosiddetto ‘imbuto formativo’ sono migliaia. Le borse di studio per proseguire il percorso di formazione non sono infatti sufficienti a dare un posto a tutti i neo-medici. «Magari si potrebbe abbassare un pochino l’importo delle borse e aumentare il numero di posti – propone Luca -. Potrebbe essere una soluzione che nel breve periodo permetterebbe a più studenti di accedere alle scuole di specializzazione».
«Ma è anche assurdo – si intromette Valeria – che non venga considerato il fatto che non sempre una persona riesce a dare il meglio di sé se non fa quello in cui è più bravo. Accontentarsi della scuola in cui si riesce a entrare per dinamiche di punteggio o numero di posti, ma che non rispecchia le proprie inclinazioni, va a discapito non solo del futuro medico ma anche di tutto il Paese».