Tornano gli appelli ai medici pensionati, specializzandi e laureati. Intervengono gli aiuti dell’esercito, negli ospedali c’è carenza di specialisti. Gli appelli di Aaroi-Emac, Anaao-Assomed e Cimo-Fesmed
I ricoveri in aumento e i numeri preoccupanti delle terapie intensive hanno fatto pensare che l’emergenza seconda ondata in Italia fosse solo una questione di posti. Anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con l’intenzione di rassicurare il Parlamento sulla situazione dal Paese, ha ricordato alla Camera che sono pieni poco più della metà dei letti in intensiva e che «sono in arrivo nuovi ventilatori». Il rischio, però, è di dimenticare che non solo le attrezzature fanno il Sistema sanitario nazionale, ma ovviamente i professionisti. I sindacati denunciano infatti che nei reparti degli ospedali mancano i medici specialisti, e i colleghi sono sottoposti a orari e privazioni che li riportano indietro all’ondata di marzo.
In aiuto immediato dei sistemi sotto sforzo, sono già arrivati “i rinforzi” dell’esercito. Sono 453 i medici e 868 gli infermieri delle Forze armate impiegati nell’emergenza sanitaria in tutto il territorio nazionale. Il personale sanitario oltre a essere impiegato nei 200 “drive through Difesa” nelle diverse province italiane, potrà essere impiegato, in base alle esigenze, anche in altre attività emergenziali in collaborazione con il ministero della Salute.
A Napoli, nei reparti Covid, è “allarme anestesisti”. L’Asl Napoli 1 Centro ha inviato una richiesta d’aiuto all’Ordine dei medici della città e il presidente Silvestro Scotti ha inviato l’elenco di tutti gli anestesisti in età pensionabile. Nel mentre è partita una e-mail a tutti gli iscritti che chiede a chi abbia caratteristiche richieste di farsi avanti per aiutare gli ospedali. Intanto sono stati pubblicati tre bandi per 40 dirigenti medici di Anestesia e Rianimazione, 20 di Direzione medica di presidio ospedaliero e 20 di Medicina interna. La «risposta immediata dell’Azienda che punta a rinforzare, ancora una volta, la prima linea nella guerra al Covid-19», scrive l’Asl Napoli 1 Centro. Sono ammessi anche gli specializzandi, a patto che la specializzazione avvenga entro il 30 novembre. La dirigenza spera «nel più breve tempo possibile in servizio per dare ossigeno ad un sistema messo fortemente sotto stress dall’aumento dei contagi».
Rivolgersi agli specializzandi e assumerli subito è anche la richiesta di Aaroi-Emac (Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani – Emergenza Area Critica). Di fronte alle carenze di personale specializzato i medici in formazione negli ultimi due anni «potranno garantire la tutela della salute pubblica nel miglior modo possibile nella situazione di grave emergenza attuale e, prevedibilmente, futura». L’associazione ha inviato una lettera aperta a tutti i governatori regionali, al ministro della Salute e al presidente del Consiglio formulando una richiesta netta.
«Assunzioni a tempo determinato – si legge – con inquadramento contrattuale con qualifica dirigenziale e trattamento economico proporzionato alla prestazione lavorativa resa e commisurato alle attività assistenziali svolte, applicando le disposizioni del contratto collettivo nazionale di lavoro del personale della Dirigenza medica del Ssn, evitando di ricorrere a contratti di lavoro atipici».
Aaroi-Emac sottolinea inoltre che non è possibile fare riferimento ad altre figure specialistiche per questo tipo di carenza. Solo chi si trova già in formazione per queste materie può immediatamente essere utile sul campo. Si unisce quindi «la necessità di procedere il più rapidamente possibile alla stabilizzazione a tempo indeterminato, sempre applicando le disposizioni del contratto del personale della dirigenza medica Ssn, del gran numero di specialisti a tutt’oggi ancora precari».
Assunzioni straordinarie con procedure accelerate sono sollecitate anche da Anaao-Assomed, che chiede anche la chiamata di laureati «da impiegare in attività di tracciamento e di assistenza domiciliare». Il segretario nazionale Carlo Palermo chiede in una lettera aperta al Governo di non dimenticare le tutele promesse per chi si mette a disposizione del Paese. «Nessuno pensi – ammonisce Palermo – che sia sufficiente sospendere ferie e permessi del personale, come da qualche parte già è stato fatto, o trattare l’orario di lavoro dei medici come fattore estensibile all’infinito. Non a caso abbiamo inoltrato una diffida legale contro lo spostamento selvaggio del personale al di fuori dei requisiti di legge, al fine di difendere qualità e sicurezza delle cure».
C’è rabbia e frustrazione tra gli operatori sanitari, che affrontano l’emergenza per una seconda volta in numeri insufficienti. Lo denuncia Cimo-Fesmed in un comunicato. «Nessun medico si tira indietro – si legge – ma non è immaginabile ritornare ai tempi in cui le regioni richiamano nelle terapie sub-intensive Covid o nei pronto soccorso medici pensionati, neolaureati, medici militari e, nel frattempo, utilizzano reumatologi e dermatologi, oculisti e odontoiatri senza la necessaria formazione».
Il presidente Guido Quici chiede al ministro della Salute Roberto Speranza di comprendere la stanchezza, fisica e psicologica, dei medici. Nonché la delusione per «l’utilizzo improprio delle sue prestazioni attraverso atti di imperio». «Gli ospedali – conclude Quici – rischiano di diventare una vera e propria “pentola a pressione”, anche con ricadute sull’assistenza e questo non può essere consentito nell’attuale contesto emergenziale. A Speranza chiediamo con forza un segnale di vicinanza ai medici ospedalieri, anche andando a verificare cosa succede realmente nelle strutture».
Da qui la richiesta alle direzioni di Asl e ai governatori regionali di non trasferire più medici in aree di cui non sono specialisti e revocare ogni provvedimento già fatto in questo senso. Specie se pone a rischio i pazienti e lo stesso personale.
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