Lavoro e Professioni 28 Maggio 2020 11:56

«No all’imbuto formativo». I giovani medici tornano in piazza il 29 maggio

Nuova mobilitazione domani a Roma, in piazza a Montecitorio e in altre 21 piazze italiane. Si incontreranno studenti, medici neoabilitati, camici grigi, medici in formazione specialistica e generalista «per chiedere l’abolizione dell’imbuto formativo e una riforma della formazione medica e in difesa del SSN pubblico e universalistico»

L’imbuto formativo è un limbo in cui rimangono, secondo le stime, 1500 camici grigi: medici, laureati e abilitati che restano fuori dalla formazione specialistica e dai corsi in Medicina generale.

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Dopo la protesta di ieri a Montecitorio, domani 29 Maggio, alle ore 10.30 a Roma ed in altre 21 piazze di tutta Italia, si svolgerà un nuovo sit-in di studenti, camici grigi, medici neoabilitati e in formazione «contro l’imbuto formativo, per una riforma della formazione medica e in difesa del SSN pubblico e universalistico».

Parteciperanno alla mobilitazione 14 sigle rappresentanti di studenti, specializzandi e giovani medici: Coordinamento Chi si cura di te?, Link – Coordinamento Universitario, Associazione Salviamo Ippocrate, ASVer – Associazione degli Specializzandi di Verona, ER – Ex Rappresentanti in prima linea, Farmacia Politica, Materia Grigia, SIGM – Segretariato Italiano Giovani Medici, FederSpecializzandi, ASUP – Specializzandi Perugia, Specializzandi e specializzande del Lazio, ASU – Associazione Studenti Universitari Padova, FP Cgil Medici e Dirigenti SSN, UDU – Unione degli Universitari.

«Domani, 29 maggio – si legge nel comunicato congiunto delle associazioni – saremo in mobilitazione in 21 delle maggiori piazze d’Italia e negli ospedali universitari. A Roma, in piazza a Montecitorio con studenti e studentesse, medici neoabilitati, camici grigi, medici in formazione specialistica e generalista. Le nostre richieste: l’abolizione dell’imbuto formativo e una riforma della formazione medica che riconosca maggiori diritti e tutele ai medici in formazione, per la centralità della medicina sul territorio. Non per noi  – prosegue – ma per il nostro Servizio Sanitario Nazionale e per la salute di tutte e tutti. L’emergenza Covid ha dimostrato che le risposte alle nostre rivendicazioni non sono più rimandabili».

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«Per questo – concludono i giovani medici – domani saremo in piazza perché le istituzioni a tutti i livelli, il Ministero della Salute e dell’Università e il Governo tutto, ci diano risposte e ascoltino le proposte che abbiamo elaborato in questi mesi».

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