Zoccoli (Conper): «II numero chiuso a Medicina è un retaggio del passato. È necessaria un’attenta programmazione su quali siano i reali bisogni e in base a questo riaggiornare la situazione in Italia»
Pochi immatricolati, laureati e ricercatori universitari. E una preoccupante barriera sociale che rende difficile l’accesso all’università ai giovani del Sud e/o con fasce di reddito più deboli. La nota “questione universitaria”, è emersa con forza dalla relazione dell’indagine conoscitiva sulla condizione studentesca negli atenei italiani svolta dalla Commissione Istruzione, università e ricerca del Senato.
«I tagli all’università e alla ricerca del 2009-2010 non sono mai stati recuperati – ha evidenziato il relatore e vicepresidente della Commissione Francesco Verducci a Sanità Informazione -. Questo ha portato a un restringimento del nostro sistema: abbiamo troppo pochi immatricolati, laureati e ricercatori. È un problema per la crescita, per la competitività in un mondo sempre più tecnologico e per la nostra democrazia. Ci sono migliaia di ragazzi, infatti, che non riescono a studiare perché troppo costoso studiare». L’analisi presentata in Senato dimostra senza dubbio che per chi proviene da istituti tecnici e professionali è complicato accedere ai percorsi universitari e continuare a studiare. La ricerca, inoltre, registra un ampio divario tra le aspettative di chi è in possesso di un’istruzione terziaria e le dinamiche del mercato del lavoro.
In aggiunta, ci sono i test di ammissione per alcune facoltà, come quelle sanitarie, che di fatto escludono in partenza migliaia di ragazzi. È il Mur, ogni anno, a decidere i posti disponibili per tutta Italia e nei vari atenei considerando il fabbisogno nazionale.
Il numero chiuso a Medicina è molto dibattuto anche perché, ogni anno, vengono segnalati errori nelle domande e altre irregolarità che portano moltissimi studenti a ricorrere al Tar. Anche il ministro Messa, ai nostri microfoni, ha aperto alla possibilità di rivedere il sistema ammettendo che «i test sono la cosa più neutrale possibile ma possono essere soggetti a errori».
«Io sono per il superamento del numero chiuso normalmente, per le altre facoltà – ha aggiunto il senatore Verducci -. Su medicina c’è da fare un ragionamento a parte. Questo non è un tema che si liquida con una battuta, perché riguarda anche i livelli dell’offerta formativa, aule e laboratori, oltre ad ampliare il mercato del lavoro. Ad ogni modo siamo in una fase in cui dobbiamo investire nella sanità e avere più posti – ha detto – e siamo riusciti a raddoppiare i numeri per le specializzazioni mediche. È in corso un ragionamento complessivo di tutto il sistema universitario legato alla professione medica».
Il presidente della Consulta enti pubblici di ricerca, Antonio Zoccoli, vede nel numero chiuso a medicina «un retaggio del passato». È necessaria «un’attenta programmazione su quali siano i reali bisogni e in base a questo riaggiornare la situazione in Italia. Il Recovery plan è «un’occasione unica che abbiamo, da sfruttare al meglio. Si possono fare molti investimenti mirati per cercare di far fare un salto al nostro sistema di ricerca sia in medicina che in fisica e sulle infrastrutture» ha concluso.
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