L’ex Consigliere di Stato e professore di Diritto Pubblico parla del meccanismo di ingresso nel mondo universitario all’indomani dell’ordinanza del supremo tribunale amministrativo che ha riammesso 250 studenti: «La politica dovrebbe intervenire per venire incontro alle crescenti domande di una società che chiede una sempre maggiore assistenza sanitaria»
Dopo l’ordinanza del Consiglio di Stato che ha riammesso alla Facoltà di Medicina circa 250 studenti, si torna a parlare della necessità di rivedere il meccanismo di ingresso nel mondo universitario degli aspiranti medici italiani oggi stretto dai vincoli del numero chiuso. Anche il Ministro della Salute Roberto Speranza, a margine del Congresso Fimmg, ha sottolineato la necessità di affrontare il problema, definendolo «una delle grandi questioni» in campo. Quel che è certo è che l’Ordinanza del Consiglio di Stato rischia di far crollare l’impalcatura del numero chiuso o programmato anche perché i giudici amministrativi hanno sottolineato che l’aumento stabilito quest’anno di 1600 posti «non soltanto è indice del sottodimensionamento dei posti sin qui disponibili nell’offerta formativa, ma sembra anche più aderente ai prevedibili fabbisogni sanitari futuri». Abbiamo chiesto un parere a un illustre giurista, Francesco Paolo Tronca, già Commissario straordinario di Roma Capitale ed ex membro del Consiglio di Stato e oggi professore di Diritto Pubblico alla Link Campus University. «Le decisioni dell’autorità giudiziaria sono sempre legate a fatti specifici, la particolarità di questa decisione è che i fatti specifici sono numerosi» sottolinea Tronca che poi mette in evidenza le disfunzionalità dell’attuale modalità di selezione del test: «Serve un meccanismo che possa garantire una oggettività nella valutazione del merito delle domande di coloro che possono iscriversi alla Facoltà di Medicina. Merito che deve essere valorizzato, riconosciuto e tutelato».
Professore, partiamo dall’ordinanza del Consiglio di Stato che ha riammesso oltre 200 studenti. Dall’ordinanza si evince che sarebbe stata decisiva la decisione del Miur di aumentare di 1600 i posti a Medicina quest’anno. Perché questa decisione è stata importante?
«Sicuramente c’è una presa d’atto generale che oggi più che mai occorrono dei medici per venire incontro alle più ampie esigenze di una società che comunque, è indubbio, va avanti negli anni e chiede di essere seguita da un punto di vista medico più che un tempo».
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La decisione del Consiglio di Stato potrebbe mettere in discussione anche il numero programmato a medicina per l’anno prossimo?
«Le decisioni dell’autorità giudiziaria sono sempre legate a fatti specifici, la particolarità di questa decisione è che i fatti specifici sono numerosi. Comunque è significativo il fatto che è una decisione che prende atto di una situazione che forse merita di essere rivisitata alla luce delle esigenze della collettività».
Adesso tanti studenti si sentiranno nella possibilità di fare ricorso perché questa sentenza apre spiragli per loro. Cosa posso fare questi studenti per tutelarsi?
«Ognuno di noi ha a disposizione tutti gli strumenti che l’ordinamento giuridico offre per sostenere il proprio interesse legittimo. Nel caso specifico gli studenti se si vedono violati dalla procedura da errori che loro percepiscono come tali, allora azioneranno questi strumenti. Quello che a noi interessa è guardare il contesto che è un contesto nel quale il numero chiuso pesa per come è vissuto e per come è gestito nei confronti delle esigenze della sanità pubblica. È importante in questo momento più che mai che noi mettiamo a fuoco un meccanismo che possa garantire una oggettività nella valutazione del merito delle domande di coloro che possono iscriversi alla Facoltà di Medicina. Merito che deve essere valorizzato, riconosciuto e tutelato. Non credo che il meccanismo automatico, sia pure spietatamente oggettivo, dei quiz a crocetta possa dare dei risultati di garanzia come sono quelli che noi auspichiamo in un campo così delicato come quello sanitario».
Alla luce di tutto questo pensa che la politica dovrebbe intervenire per modificare il meccanismo?
«Penso che la politica forse dovrebbe prendere in considerazione il discorso del numero chiuso rapportandolo alle crescenti domande di una società che chiede una sempre maggiore assistenza sanitaria e si confronta con dei numeri che non sono proprio rispondenti alle esigenze effettive. Ora da questo a dire che bisogna prendere spunto da una ordinanza adottata dal massimo organo di giustizia amministrativa credo che ce ne voglia. La politica deve prendere atto di tutto questo a prescindere dalle pronunce dell’autorità giudiziaria che non devono mai condizionare nè tanto meno essere condizionate».