Lavoro e Professioni 3 Maggio 2019 12:20

Obbligo ECM, parla il presidente CAO Aosta che ha firmato la prima sanzione: «Valutare caso per caso ma ora ricreazione è finita»

Ci siamo basati più che sulle leggi sul Codice deontologico che è molto più vecchio», spiega Massimo Ferrero, presidente della Commissione Albo Odontoiatri dopo la sentenza con cui è stato sospeso un odontoiatra. «A seconda delle situazioni, si potrà agire anche con una censura verso i medici inadempienti»

Obbligo ECM, parla il presidente CAO Aosta che ha firmato la prima sanzione: «Valutare caso per caso ma ora ricreazione è finita»

«La sentenza potrebbe essere l’avvertimento che la campanella è suonata, la ricreazione è finita». Massimo Ferrero, Presidente della Commissione Albo Odontoiatri di Aosta, è tra i principali artefici della sentenza che ha portato alla sospensione di un odontoiatra per mancato rispetto dell’obbligo formativo, sentenza poi confermata in secondo grado dalla Commissione Esercenti Arti e Professioni sanitarie-CCEPS. Una decisione che ha portato alla ribalta il tema della formazione continua dei camici bianchi, obbligo sancito dal codice deontologico e da diverse disposizioni di legge.

Una situazione sicuramente peculiare quella del professionista, già sanzionato in Francia, dove operava, e su cui pendevano diverse segnalazioni: «L’Ordine di Imperia, competente per territorio – spiega Ferrero a Sanità Informazione – ci ha trasmesso le segnalazioni dei pazienti che sono stati danneggiati da queste prestazioni non corrette e allora è stato nostro dovere aprire un procedimento disciplinare, andare a valutare tutte queste situazioni e dopodiché, considerato che la persona non ci ha fornito delle pezze di appoggio sull’aggiornamento sostenuto nel corso di tutta la sua carriera professionale, abbiamo agito più che in base alle normative sulla base del Codice deontologico».

LEGGI: FORMAZIONE ECM, FIORILE (AIO): «SENTENZA AOSTA IMPORTANTE, ORA È CHIARO CHE ORDINI POSSONO INTERVENIRE PER FAR RISPETTARE OBBLIGO»

Presidente, con la vostra sentenza avete fatto un po’ forse da apripista: sono tanti i medici non formati e sicuramente questa sentenza è una novità. Voi che sensazione avete avuto dopo questa sentenza?

«Beh, le posso dire che sicuramente ha sollevato un grande interesse. Negli ultimi 4-5 giorni mi hanno telefonato tanti giornalisti, tutti per chiedere spiegazioni in merito. Certamente la cosa per noi è già datata, nel senso che risale al dicembre del 2014, la decisione è stata assunta sulla base di un procedimento disciplinare all’epoca su segnalazione di un paio di pazienti che hanno mandato delle lamentele per prestazioni non eseguite bene a loro parere con comportamenti non pienamente deontologici da parte della persona interessata. Bisogna dire che ogni decisione va valutata attentamente ed è un caso a sé stante. Non può essere estesa a tutti coloro che per un motivo o per l’altro non conseguono i crediti formativi obbligatori. Qui abbiamo valutato attentamente la situazione sulla base del pregresso e delle segnalazioni che sono arrivate da fuori. Il medico è un nostro iscritto, però ha esercitato non solo ad Aosta, ma anche a Nizza, in Francia: anche qui, a seguito di un procedimento disciplinare conclusosi in Francia per motivi molto più consistenti, è stato sospeso per 4 anni. Questa persona ha aperto poi lo studio a Ventimiglia a 3 km dal confine francese e ha bersagliato di pubblicità scorrette, non consentite, la città di Nizza dicendo ai cittadini francesi ‘venite, sono qui al di là del confine, lo studio funziona sempre, venite tranquillamente, siamo convenzionati, ecc.’ per cui anche l’Ordine di Nizza aveva mandato un esposto segnalando la questione. L’Ordine di Imperia, competente per territorio, ci ha trasmesso le segnalazioni dei pazienti che sono stati danneggiati da queste prestazioni non corrette e allora è stato nostro dovere aprire un procedimento disciplinare, andare a valutare tutte queste situazioni e dopodiché, considerato che la persona non ci ha fornito delle pezze di appoggio sull’aggiornamento sostenuto nel corso di tutta la sua carriera professionale, abbiamo agito più che in base alle normative sulla base del Codice deontologico che è molto più vecchio e prevede che gli iscritti nella loro vita professionale si debbano comunque formare e aggiornare in modo tale che la prestazione sia sempre adeguata all’esigenza del paziente».

Anche il presidente Anelli ha ribadito che la situazione dei medici inadempienti da questo punto di vista è abbastanza diffusa e quindi la sentenza potrebbe essere uno sprone per formarsi…
«Esatto. Potrebbe essere l’avvertimento che la campanella è suonata, la ricreazione è finita e quindi bisogna per forza adeguarsi perché l’anno prossimo difficilmente potranno esimersi dal prendere posizione in merito. A seconda delle situazioni, si potrà agire magari non con una sanzione di sospensione, ma con una censura. Però nei casi più gravi non c’è dubbio che dove al mancato aggiornamento corrisponde un deficit di carattere professionale che porta a danneggiare il cittadino, noi siamo tenuti a tutelare il cittadino e la professione dalle persone che non sono adeguatamente formate per erogare una prestazione di qualità».

LEGGI ANCHE: FORMAZIONE ECM, AD AOSTA PRIMA SANZIONE VERSO UN ODONTOIATRA INADEMPIENTE

Questa vicenda apre anche uno scenario legale. I pazienti vogliono medici formati e nel vostro giudizio hanno influito le richieste dei pazienti che lamentavano interventi non appropriati. Quindi in un certo senso la formazione può essere utile anche da questo punto di vista. Lei che ne pensa?
«Non c’è dubbio che se andiamo a valutare esclusivamente quella che è la medicina difensiva, la tutela comunque della professione e del professionista, il fatto di aver adempiuto a quello che era l’aggiornamento, portare la documentazione adeguata anche sull’utilizzo delle linee guida confermate dalla medicina e basate dall’evidenza e quindi un comportamento che segue le regole non può che essere una tutela anche su eventuali contenziosi che si possono instaurare nei confronti dei nostri pazienti e quindi da questo punto di vista non si può che condividere che un comportamento corretto è sempre garanzia di tutti».

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