Intervista al presidente del Consorzio Gestione Anagrafica Professioni Sanitarie. Rischio sanzioni e mancata copertura assicurativa per chi non è in regola
Partite le lettere del Cogeaps indirizzate alle Federazioni di tutta Italia con le posizioni di ogni singolo professionista sanitario rispetto all’obbligo formativo ECM, in scadenza il prossimo dicembre. Un passaggio formale annunciato mesi fa da Roberto Monaco, presidente del Consorzio Gestione Anagrafica Professioni Sanitarie (Cogeaps). «Al di là del discorso sanzionatorio, che è previsto per legge, la cosa importante è che il professionista sanitario abbia una buona formazione», ha ribadito Monaco ai microfoni di Sanità Informazione.
«Il contenuto della lettera è proprio questo: quantificare a tutte le Federazioni quali sono i professionisti certificabili e non certificabili di ogni singolo Ordine che rappresentano. È quindi un servizio che il Cogeaps, in accordo con le Federazioni, ha voluto trasmettere per dare lo stato dell’arte al momento attuale, perché ricordiamo che ci sono ancora dei mesi per chiudere il triennio in corso, a tutte le Federazioni e di conseguenza a tutti i professionisti».
«Penso che manderanno i singoli file agli Ordini e il presidente di ogni Ordine dovrà decidere autonomamente cosa fare, avendo la contezza di quali sono i suoi iscritti certificabili, per poter dare loro anche un attestato, ma anche quanti sono gli iscritti che non sono riusciti a raggiungere i crediti previsti».
«Le sanzioni sono quelle previste dalla legge, che va applicata. È chiaro che le Federazioni dovranno fare un ragionamento unico e univoco, che ritengo sia necessario. Ci sarà sicuramente una discussione su questo. Ricordiamo però che in questo momento non abbiamo ancora una commissione nazionale ECM, quindi dovremmo aspettare che venga formato. Le sanzioni vanno dall’avvertimento alla censura fino alla sospensione.
«Al di là del discorso sanzionatorio, che è previsto per legge ma che, ripeto, va deciso insieme da tutte le Federazioni, la cosa importante è che il professionista sanitario abbia una buona formazione. Non ci interessa punire le persone, ma che queste possano dare prestazioni adeguate e di alto valore ai nostri cittadini. L’importanza della formazione non è accumulare crediti ma erogare prestazioni di alta qualità. In Italia ci sono tante scuole di formazione ed eventi formativi che sono di alto spessore culturale. L’invito è a far sì che tutti i professionisti, quelli in regola, continuino a formarsi per renderci competitivi in Europa. Chi non è in regola, motivo per cui arriva la lettera, deve invece avere tempo di formarsi da qui al 31 dicembre prossimo».
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«C’è anche questo problema. Un problema che riguarderà il prossimo triennio ma che è reale. È bene cominciare a fare quella battaglia, anche mediatica e culturale, che permetta ai medici di non trovarsi a rincorrere i crediti all’ultimo momento per un problema assicurativo. Io vorrei invece che la cultura della formazione fosse integrata nella curiosità dei professionisti di aggiornarsi ai tempi che cambiano. Oggi un paziente non si cura come si curava 20 anni fa. La scienza è andata avanti. Noi siamo depositari della scienza come professionisti sanitari e quindi dobbiamo avere proprio quella curiosità di voler comprendere ancora di più l’aggiornamento che ci viene concesso».
«Questo è il vero valore della formazione: immaginate quante migliaia e migliaia di professionisti hanno fatto la formazione sulla vaccinazione. Perché tutti si sono messi a disposizione di un Paese per poter vaccinare: non solo i giovani medici ma anche i pensionati. Hanno sentito la necessità di doversi formare per poter essere in grado di portare il proprio contributo al nostro Paese e il senso di un Paese civile che deve essere in salute ma anche formato e culturalmente pronto alle sfide del futuro».
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