Il neo Presidente della Commissione Albo Odontoiatri della Federazione degli Ordini spiega ai nostri microfoni il programma del suo mandato: «Necessario unificare i 21 sistemi sanitari regionali e puntare su odontoiatria sociale e formazione ECM»
Qualcuno la considera la “Cenerentola” del Servizio sanitario nazionale italiano. Ed effettivamente, se calcoliamo che «tra il 90 e il 95% delle prestazioni odontoiatriche sono eseguite da privati», resta un misero 5% che con ogni probabilità non è sufficiente a garantire un servizio di qualità a tutti. Per contrastare questa deriva Raffaele Iandolo, nuovo Presidente della Commissione Albo Odontoiatri della FNOMCeO, punta sull’odontoiatria sociale («che va gestita dallo Stato e va rivolta alle classi più deboli») anche in contrasto alle catene lowcost che «chiedono poco e spesso non garantiscono una prestazione adeguata». Sanità Informazione ha intervistato il Presidente Iandolo per parlare di questo ed altri problemi, oltre che per avere un’idea di cosa ci aspetta nei prossimi anni nel settore odontoiatrico.
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Presidente Iandolo, in molti sostengono che l’odontoiatria sia la cenerentola del Ssn italiano, se ne dibatte molto anche in questa campagna elettorale. Lei cosa pensa di questa considerazione?
«Il discorso è molto semplice, perché i dati da questo punto di vista rivelano una realtà esistente che non si può negare: più del 90%, se non il 95%, delle prestazioni eseguite in Italia in campo odontoiatrico sono private. Per questo solo il 5% circa viene effettuato dal sistema pubblico. Parlare di Cenerentola quindi ha un senso, soprattutto in alcune realtà in cui le risorse sono rivolte verso altri settori della medicina. Questo però non toglie che ci sia la possibilità in alcune realtà di investire risorse soprattutto per quanto riguarda l’odontoiatria sociale, la quale va gestita da parte del pubblico e va rivolta alle classi socialmente deboli».
Negli ultimi 10 anni in Italia, così come nel resto d’Europa, sono nate catene lowcost che si occupano proprio di cure odontoiatriche…
«Esistono delle situazioni a macchia di leopardo, ma in linea di massima è evidente come le catene lowcost privilegino l’aspetto commerciale dell’odontoiatria. Tutto ciò senza dubbio non va nella direzione della tutela della salute del paziente. Su questo aspetto abbiamo molto da dire perché non sempre pagare di meno significa avere in cambio una prestazione di qualità, e di questo anche l’associazione dei consumatori comincia ad esserne consapevole. Anzi, spesso pagare meno significa non avere una prestazione adeguata rispetto alle esigenze del paziente».
Quali sono le direttrici del suo mandato, le criticità da affrontare e superare e i progetti da realizzare?
«Abbiamo sicuramente molti problemi da risolvere. Uno dei principali è quello di capire come fare per uscire da una crisi che negli ultimi anni è diventata sempre più pressante. Per quanto riguarda gli aspetti più commerciali, l’Ordine può fare poco perché il suo ruolo è, più che altro, quello di custode dell’esercizio professionale corretto e del rapporto professionale tra professionista e pazienti. Quindi sicuramente la tutela del paziente è ai primi punti per ciò che riguarda il nostro programma. In particolare, tra i progetti che abbiamo intenzione di portare a conclusione in questi anni c’è quello di ripristinare regole comuni su tutto il territorio nazionale per quel che riguarda l’esercizio professionale. In sostanza, invece di 21 sistemi di regole diverse in rapporto alle 20 regioni, più le province a statuto speciale, vorremmo che la sanità italiana si uniformasse. Per fare questo c’è bisogno di un atto di indirizzo e coordinamento da parte della politica che aspettiamo ormai da troppi anni. Altro aspetto che voglio sottolineare, perché molto importante per quel che riguarda l’attualità, è la disciplina della pubblicità sanitaria. La pubblicità sanitaria non può essere trattata come se fosse pubblicità commerciale. Ci vuole l’intervento del legislatore perché ogni volta che si danno informazioni false sulla sanità si rischia di far del male ai pazienti, a volte anche con conseguenze gravissime».
L’abusivismo è diventato negli ultimi anni un problema molto grande. Come intende muoversi la Commissione che presiede?
«Prima di tutto va detto che l’abusivismo in campo odontoiatrico esiste quasi esclusivamente in Italia, se facciamo riferimento al mondo occidentale. È un problema solo italiano perché probabilmente è stato combattuto poco e male. Abbiamo oggi uno strumento in più: dal 15 febbraio entrerà in vigore la legge Lorenzin per il riordino delle professioni sanitarie che contiene, tra le altre cose, nuove norme per quanto riguarda la lotta all’abusivismo. Ci auguriamo che con la collaborazione delle forze dell’ordine e anche della magistratura questo strumento possa essere effettivamente efficace rispetto all’abusivismo, sia nei confronti degli abusivi veri e propri che non sono nostri iscritti ma anche dei nostri iscritti che possono favoreggiare l’esercizio abusivo della professione».
Il Progresso scientifico e medico è sempre più veloce e costante. Quanto è importante anche per gli odontoiatri formarsi e tenersi aggiornati sulle ultime novità?
«Diciamo che, più che importante, per noi è un obbligo deontologico contenuto nel nostro codice, e che dunque va rispettato da tutti i nostri iscritti. Oltre all’obbligo puro e semplice, esiste una questione legata al rapporto con il paziente e bisogna essere all’altezza con i tempi e con il progresso scientifico se si vuole attuare nel proprio studio una prestazione professionale qualitativamente all’altezza dei tempi che viviamo e delle aspettative del paziente».
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