In una lettera il Presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli, ricorda come l’Ordine di appartenenza sia solo un «mero esecutore» di provvedimenti adottati da altri, nello specifico la Asl, che procede con le sospensioni temporanee fino ad assolvimento dell’obbligo vaccinale
Sono oltre 45mila gli operatori sanitari che hanno, al momento, detto no alla vaccinazione anti-Covid. Per l’esattezza, su 1.941.805 professionisti che operano in corsia, sono 45.753 (ovvero il 2,36% del totale) ad essere a rischio sospensione. Perché, come riportato dal Presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli, in una comunicazione ai Presidenti degli Ordini e delle Commissioni dei Chirurghi e degli Odontoiatri, «una volta ricevuto l’atto di accertamento della ASL l’Ordine e, nello specifico, la competente Commissione d’Albo deve adottare tempestivamente delibera di Commissione avente carattere di mera presa d’atto della sospensione del professionista interessato riportando l’annotazione relativa nell’Albo».
In sostanza, dunque, l’Ordine si trova, nei confronti dell’accertamento della ASL, in una «posizione di mero esecutore rispetto a provvedimento adottato da altro soggetto giuridico», in conseguenza del quale «deve necessariamente dar seguito e contemporaneamente deve dare comunicazione all’interessato degli effetti che dall’atto di accertamento della ASL discendono». Ovvero la «sospensione temporanea dall’esercizio della professione», fino all’assolvimento dell’obbligo vaccinale o comunque non oltre il 31 dicembre 2021.
Sono 1.884.088 gli operatori che, al 18 giugno, hanno ricevuto almeno la prima dose di vaccino, 1.675.307 quelli che ne hanno ricevute due e 11.964 i professionisti sanitari che hanno ricevuto una dose unica. I vaccinati sono dunque, in totale, 1.687.271. Tra i dati regionali, spiccano quelli del Friuli Venezia Giulia e della Provincia autonoma di Trento, dove non si sono ancora vaccinati l’11,91% e l’11,03% del personale sanitario.
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