Più di 4mila professionisti si sono attivati nel teleconsulto, quasi un terzo delle farmacie italiane si sono attrezzate con un servizio di ricezione ricetta digitale, esperienze di successo di telemonitoraggio in Asl e ospedali: le cifre di CGM sulla risposta digitale in Italia all’emergenza Covid-19
Oltre 4mila (90mila a livello mondiale) medici, farmacisti, dentisti, psicologi e altri operatori hanno utilizzato una piattaforma di teleconsulto (“Clickdoc”), fornita gratuitamente durante l’emergenza per alimentare la relazione medico-paziente, salvaguardare la continuità assistenziale, con particolare riferimento alla cronicità. Quasi 5.300 farmacie hanno già aderito a ricettainfarmacia.it, sistema che, fornito anch’esso gratuitamente, permette al paziente l’invio della ricetta elettronica (NRE) direttamente alla sua farmacia, così da ridurre spostamenti e file e ricevere i medicinali anche a domicilio. Sperimentato con successo il telemonitoraggio che permette di tenere sotto controllo le condizioni del paziente da casa. Sono questi i principali dati forniti da CompuGroup Medical (CGM) sulla risposta digitale in Italia all’emergenza Covid-19.
«Il distanziamento sociale ha spinto all’utilizzo delle tecnologie digitali per abbattere le distanze e avvicinare le persone, ed è stato anche occasione per alleggerire alcune forme di burocrazia che rallentavano i processi», nota Emanuele Mugnani, Country Manager CGM per l’Italia, e Senior Vice President del Pharmacy Information System Europe, riferendo tra l’altro di «farmacie che ricevono anche 400 ricette/settimana», e ricordando l’imperativo di «assicurare il totale rispetto della privacy e della protezione dei dati».
«L’uso di strumenti digitali per sostenere un’efficace risposta della sanità pubblica è rilevante durante l’emergenza Covid-19 e lo sarà soprattutto in futuro», ricordano in una nota congiunta l’European Public Health Alliance (EPHA) e l’European Public Health Association (EUPHA). «Il futuro per i pazienti cronici è adesso e gli strumenti ideali per affrontarlo sono la salute e le cure digitali», dichiara l’angiologo Sergio Pillon, esperto della Digital Health presso l’EPHA e l’Istituto Superiore di Sanità, lanciando un appello «ai politici, i medici ed i pazienti a riconoscere il momento per concretizzare una sanità a distanza che sappia raggiungere i pazienti, in particolare i profili fragili e cronici».
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Lo sviluppo è invocato dai medici stessi: «Il 90% auspica soluzioni digitali per favorire la comunicazione tra professionisti nell’area delle cure primarie», rivela in questi giorni un’indagine dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con il Centro Studi della Fimmg sull’Information Comunication Technology in Medicina Generale. «Numeri destinati ad un sicuro e rapido aumento nelle prossime stagioni a seguito del ricambio generazionale che sta impattando con forza sulla nostra categoria», scrive inoltre Fimmg.
Concetti analoghi sono perorati, con particolare riferimento ai «pazienti ordinari, che hanno subito la sospensione delle attività ambulatoriali» nel recente “Instant Report Covid-19” dall’Altems, Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, che sottolinea tra l’altro, nell’esaminare l’insieme dei «modelli organizzativi di risposta al Covid-19», l’alto livello di gradimento espresso dai pazienti alle prestazioni di telemedicina.
E sono proprio i pazienti a ricordare il problema «di aver dovuto interrompere le cure a causa della pandemia», e ad agognare «lo sviluppo di una rete di sostegno sanitaria, assistenziale, sociale». Parola di Antonella Celano, presidente dell’Associazione nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare (Apmarr), che in un webinar sulla cronicità che ha coinvolto i vertici sanitari e parlamentari ha convenuto che «la telemedicina è uno strumento innovativo che potrebbe aiutarci a superare tutti questi bisogni insoddisfatti di salute e cura».
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