Scoperchiando il vaso di Pandora, il vice-coordinatore nazionale del sindacato denuncia il malcontento della categoria: «Per Ministero e Regioni siamo fantasmi, e nessuno controlla la nostra formazione. Circolano attestati falsi, ci sono ovunque corsi non adeguati e frodi. È il caos. Siamo considerati ‘inferiori’, ma ci vengono assegnate mansioni che non ci competono. E adesso le aziende sanitarie ci impediscono di scioperare»
«Siamo stufi di non essere considerati né ascoltati. Non siamo fantasmi. La misura è colma, e questo sciopero è solo il primo di una lunga serie. Finché il ministro della Salute non ci incontrerà, OSS, infermieri generici, puericultrici e OSA faranno finalmente sentire la loro voce». È sul piede di guerra Angelo Minghetti, vice-coordinatore nazionale di Human Caring SHC OSS che ha indetto lo sciopero nazionale di 24 ore per il 15 gennaio. Gli operatori socio-sanitari si riuniranno sotto il ministero della Salute per manifestare il proprio malcontento, e hanno già stabilito che torneranno ad incrociare le braccia il 7 e l’8 febbraio.
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Numerosi i motivi alla base della rabbia dell’intera categoria. E nell’enunciarli, Minghetti scoperchia un vero e proprio vaso di Pandora, facendo luce sulla vita, la formazione e le condizioni di lavoro di almeno 250mila operatori socio-sanitari, ma non si sa precisamente quanti siano gli OSS in Italia.
«Quella dell’OSS – ci spiega Minghetti – è una figura che non viene contemplata nella normativa. Non possiamo essere una professione sanitaria perché, in base a quanto detto dal Ministro, la nostra formazione è inferiore. L’area socio-sanitaria, prevista dalla Legge Lorenzin e in cui dovrebbero rientrare educatori professionali, assistenti sociali, sociologi e OSS, non è stata pienamente attivata perché mancano gli atti normativi necessari a procedere con l’iter. Ma sono 27 anni che aspettiamo, visto che l’OSS aveva diritto ad entrare nell’area socio-sanitaria sin dal 1992, quando è stata approvata la legge 502 che già prevedeva il passaggio e poi, per quanto ci riguarda, mai applicata. Intanto, però, sono stati salvati oltre 20mila professionisti sanitari che lavorano senza titolo. Di OSS, infermieri generici e puericultrici, però nessuno ne parla».
«Questa categoria ha bisogno di una dignità professionale e di essere ascoltata – continua come un fiume in piena Minghetti -. Il Ministro sta convocando tutte le categorie per il nuovo Patto della Salute; gli assessori regionali stanno aprendo tavoli tecnici per discutere delle professioni. Nessuno, però, ci ha convocati e ha voluto ascoltare anche le nostre istanze. Allora abbiamo detto basta, e siamo stati costretti ad indire lo stato di agitazione».
Diversi gli ambiti che, a detta di Minghetti, dovrebbero essere rivisti. A partire da formazione e controlli: «La formazione degli OSS in questo momento fa acqua da tutte le parti. Non è mica colpa nostra se la nostra formazione è ‘inferiore’, come dice il Ministro; sono le normative che non ci danno la possibilità di avere una formazione adeguata e, soprattutto, controllata. Circolano attestati falsi, ci sono frodi in continuazione, i Nas scoprono puntualmente corsi di formazione non consoni, che non prevedono nemmeno un’ora di stage. C’è una vera e proprio mafia, qui, e un giro di guadagni in nero impressionante. Chi va in altre regioni per fare gli esami, chi deve dichiarare il falso per potervi accedere. È il caos», racconta Minghetti.
Al contempo, però, agli OSS vengono assegnati mansioni che spetterebbero agli infermieri, «dagli Ecg alle iniezioni intramuscolari. E questo non è abuso di professione? Non è sfruttamento? E sono cose che accadono automaticamente in tutta Italia ormai», prosegue.
Ma gli OSS non ci stanno più, e hanno deciso di alzare la voce. «Peccato, però – racconta ancora Minghetti – che adesso stiamo subendo anche terrorismo. Le aziende sanitarie stanno impedendo ai lavoratori di scioperare, minacciando denunce e commissioni disciplina. Noi non avremo 100mila iscritti, ma il nostro sindacato è stato riconosciuto e lo sciopero autorizzato. Abbiamo allora gli stessi diritti delle altre realtà sindacali e ci faremo sentire, finché il Ministro non deciderà di riceverci e ascoltarci», conclude.