Sciomachen (ROI): «Il Miur istituirà il percorso di laurea triennale in osteopatia. A completare l’iter verso il riconoscimento tra le professioni sanitarie sarà, poi, l’equipollenza dei titoli degli osteopati che già praticano la professione»
Attendono la definizione del proprio profilo professionale, l’istituzione di una laurea ad hoc e l’equipollenza dei titoli di coloro che già svolgono la professione. La situazione in cui si trovano oggi gli osteopati è la stessa di tre anni fa, al momento dell’approvazione della legge Lorenzin (la n. 3 dell’11 gennaio 2018: “Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute”).
Con Paola Sciomachen, presidente del ROI, il Registro degli Osteopati d’Italia, l’Associazione più rappresentativa della categoria, ripercorriamo le tappe essenziali di questo percorso, per capire quanta strada è stata realmente fatta e quanta ce n’è ancora da percorrere.
«Non siamo a buon punto – confessa Paola Sciomachen –. Dal 2018 ad oggi, nonostante l’innegabile impegno della nostra categoria professionale, non abbiamo completato ancora il primo passaggio, ovvero l’approvazione del decreto attuativo che individui il profilo professionale. Anche se, per fortuna, non siamo proprio al punto di partenza, anzi, forse abbiamo già affrontato proprio la parte più difficile: il raggiungimento di un accordo sulla definizione del profilo professionale dell’osteopata. Il fatto che manchi tuttora il decreto attuativo, che attende il benestare del Consiglio dei Ministri, è anche una conseguenza della pandemia e della situazione politica degli ultimi tempi».
Quando il Consiglio dei Ministri avrà approvato il decreto attuativo in questione, la palla passerà nelle mani del Miur che avrà il compito di definire il percorso di laurea in Osteopatia. «Si tratterà di una laurea triennale e – aggiunge la presidente del ROI -, per avere un’idea più precisa di quali dovrebbero essere le materie di studio, abbiamo chiesto il parere degli esperti della Bocconi di Milano che, facendo il punto della situazione tra la figura dell’osteopata in Italia ed all’estero, hanno individuato gli insegnamenti cardine. Resta, però, un importante nodo da sciogliere: chi insegnerà all’interno del corso di laurea in osteopatia se, finora – chiede la presidente del ROI -, gli stessi osteopati operanti sul territorio nazionale, non hanno conseguito una laurea? Staremo a vedere quale sarà la decisione che metterà tutti d’accordo», dice Sciomachen. E, una volta che anche il percorso di laurea in Osteopatia sarà inaugurato, sarà il momento di risolvere la terza ed ultima questione: l’equipollenza dei titoli. «Questo – dice Sciomachen – è un passaggio che, stando alle stime attuali, riguarderà circa 12mila professionisti».
E quanto ci vorrà affinché gli osteopati potranno tagliare il traguardo definitivo? «Difficile dirlo – risponde Sciomachen -. Il passaggio più difficile e più lungo, quello dell’identificazione del profilo professionale, è stato completato. Quindi, speriamo che tutto il resto possa essere definito in tempi ragionevoli: noi lavoriamo per questo, e continueremo senz’altro a farlo».
Ma l’attesa varrà i risultati che si otterranno: «L’appartenenza ad un ordine professionale sarà una garanzia per il cittadino: nessuno potrà più improvvisarsi osteopata, praticherà la professione solo chi avrà alle spalle una formazione adeguata. Emergerà finalmente l’abusivismo professionale e anche gli osteopati – conclude la presidente Sciomachen – potranno avere l’opportunità di instaurare una collaborazione proficua con tutti gli altri professionisti sanitari».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato