I risultati della ricerca saranno presentati ed ulteriormente approfondi in un workshop durante il 7° congresso nazionale ROI “Trent’anni di osteopatia in Italia: sviluppo, ricerca e identità” che si terrà il 24, 25 e 26 giugno a Napoli
La testa del neonato può apparire deforme, asimmetrica. Queste anormalità del cranio vengono definite plagiocefalia, dimorfismi le cui cause, e le terapie conseguenti, possono variare da bambino a bambino. «La plagiocefalia posizionale è generalmente curabile attraverso un intervento dell’osteopata pediatrico», spiega Marco Petracca, osteopata in ambito pediatrico presso l’UOC di Neonatologia e Pediatria dell’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma e consigliere nazionale del Registro degli Osteopati d’Italia (ROI).
Gli effetti dei trattamenti osteopatici in neonati affetti da plagiocefalia posizionale sono stati dimostrati da un recente studio condotto da autori dell’Istituto Superiore di Sanità, del policlinico Agostino Gemelli e dell’ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma, il Poliambulatorio pediatrico “Osteobimbo”. «Questa ricerca ha coinvolto 37 bambini, tutti valutati prima dei sei mesi di vita – spiega Petracca, coautore dello studio -. I neonati sono stati sottoposti ad una plagiocefalometria per valutare la severità della plagiocefalia, mentre ai genitori è stato chiesto di rispondere ad un primo questionario su eventuali eventi avversi relativi ai trattamenti effettuati e ad un secondo test di gradimento alla fine del percorso. Al compimento del primo anno di vita i bambini sono stati sottoposti a follow-up per valutare i risultati ottenuti».
La plagiocefalia posizionale può derivare da cause prenatali, perinatali o post-natali. «Quelle prenatali – commenta Petracca – sono sostanzialmente legate alla posizione in utero, alla prematurità, alla gemellarità, alla presenza di fibromi intrauterini o a bambini grandi in pance particolarmente piccole. Il parto vaginale operativo o il cesareo d’urgenza possono essere annoverati tra le cause perinatali. Quelle post-natali, invece, sono legate sostanzialmente al modo in cui si posizionano i neonati per prevenire la morte improvvisa in culla, ovvero sulla schiena. Pur mantenendo questa posizione a pancia in su – consiglia il professionista sanitario – sarebbe preferibile che la posizione del capo del bambino fosse alternata da entrambi i lati durante il sonno del bambino».
Il trattamento osteopatico consiste in una serie di manipolazioni dolci e gentili, assolutamente non dolorose per il bambino. «Durante le sedute aggiunge l’osteopata pediatrico – ai genitori vengono forniti consigli utili su come posizionare il bimbo in culla e sulle attività da svolgere in casa, istruendoli su tutte quelle pratiche di accudimento che possano favorire una corretta crescita craniale del bambino».
Affinché i trattamenti risultino efficaci è necessario l’intervento coordinato di più specialisti: «Innanzitutto, è centrale il ruolo del pediatra per la diagnosi precoce. In caso quest’ultima risulti dubbia può essere altrettanto fondamentale la consulenza di un neurochirurgo pediatrico. Solo a seguito di diagnosi certa il neonato potrà essere affidato alle cure dell’osteopata pediatrico. «Dallo studio si evince che prima si interviene, in genere entro i primi sei mesi di vita, migliori saranno i risultati ottenuti. In genere, così come emerso dalla nostra ricerca, occorrono circa sei trattamenti. La media può ovviamente variare a seconda del grado di severità della plagiocefalia e delle competenze acquisite dai genitori sulle corrette metodiche di accudimento», conclude Petracca.
I risultati della ricerca saranno presentati ed ulteriormente approfondi in un workshop durante il 7° congresso nazionale ROI “Trent’anni di osteopatia in Italia: sviluppo, ricerca e identità” che si terrà il 24, 25 e 26 giugno a Napoli”.
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