Marzetti (ostetrica): «Durante la pandemia molte donne hanno scelto di partorire in casa, non solo per il timore di contrarre l’infezione da Covid-19 durante un eventuale ricovero in una struttura sanitaria, ma anche per l’impossibilità di avere accanto a sé il papà del proprio bambino, sia in sala parto che successivamente in reparto»
La paura di poter essere contagiati ha spinto molte persone a rinviare esami e visite specialistiche durante i periodi più critici della pandemia. Tuttavia, ci sono degli “appuntamenti” che non possono essere rinviati, nemmeno in piena emergenza sanitaria. È il caso del parto e di tutti i controlli che lo precedono. «Durante questi due anni di pandemia, e soprattutto nel pieno delle numerose ondate che si sono susseguite, molte donne hanno scelto di partorire a casa propria – racconta l’ostetrica Irene Marzetti -. Non solo per il timore di contrarre l’infezione da Covid-19 durante un eventuale ricovero in una struttura sanitaria, ma anche per l’impossibilità di avere accanto a sé il papà del proprio bambino, sia in sala parto che successivamente in reparto. Nell’ultimo periodo, infatti, a seguito del via libera all’accesso in molti ospedali e cliniche, il numero di parti in casa è leggermente calato, ritornando ad avvicinarsi alle percentuali pre-pandemia», aggiunge la professionista.
Irene Marzetti è una libera professionista, una delle 621 operative in Italia (almeno stando al numero di partite iva dichiarate). L’ostetrica libero professionista, operando al di fuori del Sistema Sanitario Nazionale, sopperisce molto spesso alle carenze del servizio pubblico che, in Italia, è ormai da molti anni caratterizzato da gravi carenze di personale. «Chi lavora in regime libero professionale – racconta Marzetti – si occupa della donna a 360 gradi. Non solo al momento del parto, ed in particolar modo se questo avviene a domicilio, ma della salute in giovane età, così come in post menopausa».
Ogni professionista ha la sua specializzazione. «È frequente che nel corso della propria carriera professionale ogni ostetrica si specializzi in un preciso ambito, prediligendo l’assistenza alla gravidanza, al parto e all’allattamento oppure il periodo della menopausa, in cui è frequente un supporto riabilitativo, come ad esempio quello previsto per il pavimento pelvico», spiega Marzetti.
La pandemia da Covid-19 oltre ad aver incrementato alcune delle attività che le ostetriche libero professioniste già svolgevano di consueto, ha anche avviato nuove modalità operative. «In questi due anni l’utilizzo dei teleconsulti si è decisamente incrementato – racconta l’ostetrica -. Abbiamo messo a punto delle modalità di comunicazione ad hoc che ci permettessero di non abbandonare mai le nostre pazienti. La donna che sceglie di essere seguita da un’ostetrica libero professionista spesso la fa anche perché desidera poter instaurare un rapporto continuativo con la medesima professionista», racconta Marzetti. Possibilità molto più remota nel SSN dove lo specialista di turno può cambiare anche ad ogni visita. «Grazie ai consulti online – conclude l’ostetrica – non solo siamo riuscite a mantenere un rapporto constante con tutte le nostre donne, anche quotidiano nei casi di maggiore necessità, ma abbiamo dato vita pure a dei momenti di aggregazione e condivisione attraverso dei corsi in modalità virtuale dedicati alle varie fasi della vita della donna, dai consigli per preservare la fertilità, a quelli per il periodo di gestazione, fino alla pre e post menopausa. Iniziative che, considerando il successo riscosso, continueremo senz’altro a promuovere anche quando la pandemia da Covid-19 sarà solo un lontano ricordo».
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