La vice presidente della Federazione Nazionale: «Dotare le ostetriche del ricettario rosa per prescrivere gli esami utili in gravidanza. Altrimenti la donna sarà sempre costretta a migrare verso altri professionisti»
«Il numero di ostetriche nei consultori andrebbe implementato di oltre 20mila unità. E non solo. La figura dell’ostetrica sarebbe necessaria all’interno di tutti i servizi territoriali: nelle farmacie, per dare consigli e sostegno a donne in allattamento, a signore in menopausa ed a giovani ragazze, nelle carceri, nei centri oncologici e di diagnosi ecografica di settore». A fotografare la realtà italiana è Silvia Vaccari, vice presidente FNOPO. La Federazione Nazionale Collegi Ostetriche, infatti, ha mappato il Belpaese per valutare quante ostetriche fossero impegnate nei servizi territoriali. «Risultato? Per niente incoraggiante: l’assistenza ostetrica è piuttosto carente. Solo 5 regioni hanno raggiunto lo standard atteso in relazione alla presenza delle ostetriche nei consultori familiari. Per questo – commenta la vicepresidente della Federazione di categoria – continuiamo a mirare alla diffusione dell’ostetrica di famiglia, punto di riferimento, insieme ad altre figure professionali sanitarie, per donne e famiglie».
Ancora non pienamente riconosciuti alcuni ruoli e competenze che alle ostetriche spetterebbero di diritto: «La nostra professionalità è fondamentale nell’assistenza delle gravidanze fisiologiche, così come ribadito anche nelle “Linee di indirizzo per la definizione e l’organizzazione dell’assistenza in autonomia da parte delle ostetriche alle gravidanze a basso rischio ostetrico (BRO)”, redatte dal ministero della Salute. Inoltre, le ostetriche andrebbero dotate del ricettario rosa per prescrivere gli esami utili in gravidanza, evitando che la donna sia sempre costretta a migrare verso altri professionisti».
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Per migliorare ulteriormente le competenze della categoria professionale la FNOPO ha da tempo avanzato la richiesta di modificare il percorso di formazione: «Vorremmo implementare il corso di laurea da tre a cinque anni. Nel post-formazione, poi – continua Vaccari – vorremmo poter offrire carriere stimolanti alle nostre ostetriche, così da richiamare in Italia anche le professioniste migrate all’estero in cerca di specializzazioni, lavoro e compensi migliori».
E tutto potrebbe essere realizzato senza la necessità di nuove leggi create ad hoc: «Le leggi finora approvate – spiega la vice presidente FNOPO – sono sufficienti a realizzare tutte le nostre richieste, sarebbe solo necessario applicarle appieno. Servirebbe la giusta sensibilità organizzativa per collocare le ostetriche laddove è giusto che svolgano il proprio lavoro. In altre parole – conclude l’ostetrica -, riorganizzando i servizi territoriali ed attribuendo ad ogni professionista il suo luogo di competenza».
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