Le nuove tecniche mininvasive dell’otorino-laringoiatria non solo minimizzano i traumi, ma migliorano anche la qualità delle prestazioni lavorative. Un nuovo corso ECM, curato dal dottor Lino Di Rienzo Businco, spiega tutti gli elementi necessari per formare nuovi medici specialisti del settore
Rivoluzione delle tecniche, informazione e formazione. Questi gli ingredienti dell’otorino-laringoiatria raccontati dal professor Di Rienzo. Le nuove tecniche mininvasive permettono un approccio più efficace ma ad impatto ridotto. A beneficiarne sono tutti i pazienti, indistintamente adulti e bambini, e, nel caso specifico, anche attori e sportivi, che vedono in questa rivoluzione tecnologica anche un miglioramento delle proprie prestazioni, quindi una migliore qualità di carriera. Su questo aspetto è stato creato un corso ECM che si propone di informare i pazienti dell’esistenza delle tecniche, ma anche formare nuovi medici specialisti del settore per saper utilizzare e saper diagnosticare in maniera precoce le malattie. Abbiamo intervistato il dottor Lino Di Rienzo Businco, responsabile scientifico del corso.
«La nostra volontà è informare i pazienti dell’esistenza di queste tecniche mininvasive che hanno rivoluzionato l’approccio a tante malattie apparentemente banali, ma molto comuni e ad alto impatto epidemiologico come il raffreddore, le riniti allergiche, le malattie delle adenoidi, i mal di gola, le tonsilliti che apparentemente erano patologie scollegate, trattate con i vecchi criteri, in maniera isolata e tante volte anche operate in maniera troppo aggressiva. Oggi, viceversa, con un approccio moderno, una filosofia onnicomprensiva, olistica, quasi globale, abbiamo capito come minimizzare il trauma su ognuna di queste sotto-sedi».
Si passa, quindi, da un approccio di chirurgia classica, con tagli e asportazioni delle parti, ad una tecnologia cosiddetta di soft surgery, cioè stent e balloon che introdotti con delle sonde sostanzialmente riducono al minimo la chirurgia.
«Esattamente. Il vero cardine della rivoluzione è rappresentato dalle tecniche endoscopiche, per cui con minuscole telecamere siamo in grado di esplorare ogni singolo recesso anche nei pazienti bambini, dilatando gli spazi, sgonfiando le mucose ipertrofiche, riducendole, smussandole, rimodellandole senza tagliarle o bruciarle. Il paziente è in grado di tornare alle sue normali attività, sia adulto che bambino, entro le 24 ore dalla procedura chirurgica mininvasiva».
Un esempio famoso, soprattutto per i bambini, è quello delle tonsille. Adesso con queste tecniche non si asportano più.
«Oggi abbiamo la possibilità con le radiofrequenze di 3° generazione di rimodellare la superficie e rimuovere esclusivamente la parte malata. Un po’ come una mela rovinata in una sua piccola porzione, noi siamo in grado di ripulirla ma salvaguardando la mela che può essere ancora utilizzata e mangiata, in quanto ancora buona».
Come valuta le informazioni che sono state diffuse negli ultimi mesi, la scadenza del triennio che cade il 31 dicembre di questo anno e il fatto che ancora pochi dei suoi colleghi sono in regola con i crediti ECM?
«È un problema molto grande quello delle ECM e che è stato affrontato negli anni passati in modo un po’ troppo superficiale. Credo siano necessari incentivi perché noi medici siamo sempre più alla ricerca di occasioni di formazione veramente pregnanti e utili perché il tempo resta sempre la risorsa principale, ed è sempre poco. Per cui, se investiamo del tempo e delle risorse economiche per formarci deve essere una formazione di qualità e che ci lasci arricchiti, e quindi la qualità paga in questo momento di crisi e le scelte devono sempre essere molto ponderate. Bisogna rivolgersi a strutture e organismi di formazione qualificati, altrimenti si rischia non solo di non andare avanti ma addirittura di andare indietro».
Noi sappiamo che tra i suoi pazienti figurano attori di Hollywood, giornalisti, politici di primo piano e sportivi di grandissima caratura italiana e internazionale. Anche nel loro caso un approccio di questo tipo all’apparato respiratorio sarebbe più utile e migliorerebbe le loro prestazioni.
«Al di là dell’impatto mediatico ogni paziente è uguale all’altro. Cosa differenzia l’attore di grido, lo sportivo di serie A o l’oratore professionista è il fatto che sono molto attenti alla minima sfumatura della loro performance respiratoria e sanno molto bene quanta influenza ha una corretta respirazione nasale nell’emissione della voce, nel timbro vocale, nella maschera, nel caso degli attori piuttosto che per le prestazioni di un calciatore di serie A o di una medaglia d’oro ai giochi olimpici. Loro sono la prova provata che è possibile incrementare le prestazioni e le qualità professionali se l’intervento viene posto in maniera corretta. Sono tante le prestazioni che vengono influenzate in maniera positiva da questi approcci, a patto che si rispetti la funzione e che si resti aggiornati e si usino tecniche all’avanguardia, che dilatano gli spazi e ricostruiscano la normalità, una normalità personale del paziente».