Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il provvedimento che limita l’uso dei contanti anche in medicina
Scatta anche per i medici l’obbligo di accettare, per le loro prestazioni, pagamenti effettuati con carte di credito o bancomat per cifre superiori ai trenta euro. Lo ha stabilito il Ministero dello Sviluppo Economico attraverso un decreto – da poco pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale – che si rivolge a tutti i professionisti e alle imprese.
Il passaggio non sarà immediato per tutti ma è messo in conto un periodo di “assestamento”, confermato dall’ultimo decreto Milleproroghe: il provvedimento entrerà in vigore a partire dal 28 marzo 2014 solo per i pagamenti effettuati in favore di soggetti e società che nel corso dell’anno precedente – rispetto a quello in cui avviene la transazione – hanno fatturato cifre superiori a duecentomila euro. Per tutti gli altri professionisti la data entro cui mettersi in regola è il 30 giugno.
Resta dunque l’obbligo per medici e strutture sanitarie di dotarsi entro quel giorno di un dispositivo Pos (Point of Sale) per permettere ai pazienti di pagare anche con moneta elettronica.
L’iter di questo provvedimento risale al 2012 ed ha avuto una gestazione tortuosa. Inizialmente la necessità di munirsi di Pos era prevista per il primo gennaio 2014. Poi la data di entrata in vigore è slittata, anche a causa delle difficoltà oggettive e di alcune resistenze da parte dalle varie categorie di professionisti. Fatto sta che ora il documento è stato pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale e non dovrebbero esserci ulteriori ritardi.
Lo scopo che lo Stato si prefigge di raggiungere con questo provvedimento è di limitare l’uso del contante, tentando di tenere maggiormente sotto controllo i passaggi di denaro. Una maggior tracciabilità comporterebbe, secondo il Ministero, un minor rischio di “elusione della normativa fiscale e antiriciclaggio” e costi più ridotti “per gli esercenti, legati sia alla gestione del contante sia all’incremento di rischio di essere vittime di reati”.
La notizia non è però piaciuta al Cup (Centro Unitario Permanente degli ordini e collegi professionali), che ha chiesto ufficialmente un rinvio dell’entrata in vigore della nuova normativa: “Questo provvedimento travisa completamente la realtà – ha affermato il presidente del Cup, Marina Elvira Calderone – perché accomuna professionisti e imprese commerciali, i quali hanno modalità di esercizio e gestione incassi assolutamente differenti. Le normative devono essere dunque diverse per ogni tipo di professionista”.