«Il governo sa bene che la Corte dichiarerà illegittimo il taglio alle pensioni più alte. È una campagna di propaganda». L’intervista al segretario generale della Cosmed Giorgio Cavallero, che sul contratto della dirigenza aggiunge: «Pare ci siano spiragli per la firma, ma aspettiamo la versione definitiva della Legge di Bilancio»
«Le pensioni d’oro vanno tagliate, e su questo non si discute». Il vicepremier Luigi Di Maio è perentorio, e dice di essere sicuro di trovare un accordo con la Lega. Un intervento di equità sociale, com’è stato definito da più parti, con cui tuttavia non è d’accordo Giorgio Cavallero, segretario generale della Cosmed, che ai nostri microfoni ha commentato le notizie più recenti in tema di rinnovo del contratto della dirigenza e, soprattutto, le ultime novità previdenziali: «Possiamo pensare quello che vogliamo delle pensioni, e possiamo dire se sono giuste o ingiuste. Ma chi riceve la cosiddetta pensione d’oro non è andato a rubare. Quelle erano le regole e ha ricevuto quello che la Legge e i contratti di lavoro gli riconoscevano. Troviamo stupefacente che si vada a distruggere una delle poche certezze che hanno i cittadini. Anche perché passerebbe il concetto che le pensioni al di sopra di una cifra qualunque possano essere abbassate con una semplice Legge di Bilancio. Se ci saranno tagli alle pensioni più alte – ha detto Cavallero – si creerebbe un precedente gravissimo, incostituzionale, che va contrastato».
In che modo?
«Di fronte ad uno stravolgimento di diritti acquisiti non c‘è alternativa ad un pronunciamento della Corte Costituzionale. Questo è quello che faremo noi e che faranno molti altri. E credo che lo stesso governo dia per scontato che su questo eventuale provvedimento si pronuncerà la Corte, dichiarandolo illegittimo».
Ma allora, se il governo ne è consapevole, perché insiste su questa strada?
«Non lo so, ma probabilmente perché il taglio delle pensioni d’oro si inserisce in una campagna di propaganda che asseconda una certa astiosità presente nel Paese nei confronti di chi guadagna più degli altri. In secondo luogo, poi, per trovare pochissime risorse necessarie per realizzare promesse fatte in campagna elettorale».
Un altro provvedimento che riguarda le pensioni è quota 100.
«Sì, di cui non c’è ancora una versione definitiva, quindi vedremo cosa effettivamente verrà approvato. In particolare, bisognerà capire se alla pensione vi si assocerà il divieto di fare qualunque attività, e quindi si sarà costretti ad andare ai giardinetti, oppure se verrà lasciata la libertà di lavorare ancora un po’, anche facendo attività marginali. In quest’ultimo caso, quota 100 può anche essere accolta favorevolmente. Poi, certo, ci saranno sempre contenti e scontenti, come accade ogni volta che si modificano delle Leggi. Sarà apprezzata da chi ne beneficia, mentre probabilmente chi ha versato 41 o 43 anni di contributi, e magari adesso si vede l’assegno decurtato per il taglio delle pensioni d’oro, sarà meno contento».
Soprattutto se per anni si è lamentato delle condizioni di lavoro, non sempre ottimali per i medici più maturi…
«Certo, ma per intervenire sulle condizioni di lavoro non è necessario intervenire con il pensionamento. In tutto il mondo vengono adottati migliaia di provvedimenti per la riduzione degli orari di lavoro, l’esenzione dai turni notturni e festivi, il cambiamento delle mansioni per cui si fa meno routine e più dibattito con i giovani. Il fatto che si vada in pensione perché non se ne può più, non si risolve smettendo di lavorare uno o due anni prima. Bisogna mettere le persone in condizioni di lavorare decorosamente anche ad una certa età».
Temi al centro del dibattito sul rinnovo del contratto della dirigenza. Il governo tra l’altro ha annunciato l’inclusione dell’indennità di esclusività nel monte salari.
«Speriamo che venga recepita, insieme allo sblocco del tetto per il salario accessorio, che erano le condizioni che avevamo posto per riprendere il tavolo della trattativa. In questi anni abbiamo perso più di 7mila posti di lavoro di medici, determinando un risparmio di mezzo miliardo l’anno. Dovremmo almeno concludere un contratto che non ci porti indietro. Pare che ci siano degli spiragli, ma aspettiamo la settimana prossima, quando la Legge di Bilancio avrà delle forme più definite».
Però la firma del contratto sembra più vicina.
«Lo spero. Poi, come per le pensioni, bisogna vedere cosa c’è nel piatto. Quando avremo informazioni più certe valuteremo eventuali iniziative di vario tipo, senza pregiudizi né da una parte né dall’altra».