Partita aperta sui fabbisogni. Nel Lazio sindacati sul piede di guerra e pronti allo sciopero: «Perse oltre 11mila unità». La vita impossibile di medici e cittadini tra turni massacranti e disservizi. La Regione: «3800 assunzioni entro il 2018, non faremo nessun passo indietro»
Codice rosso per la sanità laziale. Dagli Stati Generali al “San Giovanni Addolorata” di Roma è uscito un quadro decisamente preoccupante con i sindacati che, numeri alla mano, hanno certificato un saldo negativo di 11.494 unità tra infermieri e operatori addetti all’assistenza diretta della persona. Il drastico calo si è registrato negli ultimi 10 anni (dal 2006 al 2016) passando da 54.727 unità a 43.233.
Una situazione che rispecchia le criticità che si registrano su scala nazionale. Sui fabbisogni si sta discutendo proprio in queste ore. Secondo le stime nei prossimi 20 anni (fino al 2030-35) serviranno 100mila professionisti in più al Ssn, soprattutto tra infermieri, tecnici sanitari e della riabilitazione. Riguardo i medici chirurghi ora ne sono attivi circa 297mila medici chirurghi, di cui circa 34mila nelle scuole di specializzazione (fonte dati: Cogeaps e ENPAM), ma vanno calcolati anche i 26mila in arrivo dalle Università. Per evitare il fenomeno della pletora medica la FNOMCeO propone 8.400 ingressi all’anno per le specializzazioni con le Regioni propongono 10.328 ingressi. Probabile che si arrivi ad una proposta compresa tra 9.200 e 8.400.
«La sanità del Lazio è in ginocchio – commenta Roberto Chierchia, segretario generale FP Cisl Lazio – e senza nuove assunzioni e la stabilizzazione dei precari diventa sempre più difficile garantire i servizi ai cittadini e far rispettare i diritti del personale». Tra le sigle sindacali e gli stessi lavoratori serpeggia il timore che la situazione possa ulteriormente peggiorare, come afferma Natale Di Cola, segretario generale Fp Cgil Roma e Lazio. «Tra il 2017 ed il 2018 si potrebbero perdere altri 2700 lavoratori per via del braccio di ferro sui fabbisogni tra la Regione Lazio ed il Ministero della Salute, che vorrebbe imporre appena 300 assunzioni contro i 3000 pensionamenti in arrivo. Per questo siamo intenzionati a portare avanti la mobilitazione anche arrivando a manifestare sotto le sedi della Regione e del Ministero e a proclamare uno sciopero a maggio».
Secondo le stime fornite dai sindacati, durante il commissariamento, nel Lazio si è perso più del 20% della forza lavoro nel comparto sanitario: -35% Asl Rm1; -22% Asl Rm2; -19% Asl Rm3; -12% Asl Rm4; 19% Asl Rm5; -21% Asl Rm6; -27% Asl Rieti; -26% Asl Latina; -22% Asl Frosinone; -25% Azienda San Camillo Forlanini; -24% IFo; -22% Azienda San Giovanni; -16% Ares 118-11% Asl Viterbo; -10% Istituto Spallanzani. Lo scorso anno, tra assunzioni e cessazioni, il saldo è stato di -1.361 unità, di cui 989 perse dal comparto, 519 tra i medici e 70 nella dirigenza.
«Sono stati anni duri – ha ammesso il responsabile della cabina di Regia della Regione Lazio, Alessio D’Amato – ma, grazie anche allo spirito di abnegazione degli operatori, siamo riusciti a migliorare i livelli qualitativi di assistenza. Ora, però, questo percorso di riqualificazione deve passare per la trasformazione da contratti a tempo indeterminato attraverso la stabilizzazione dei precari e nuove assunzioni con concorsi pubblici a circa 3800 unità. Non siamo in nessun modo disposti ad accettare vincoli da parte del Ministero e se ciò accadesse la Regione Lazio non farà passi indietro e sarà pronta a difendersi in tutte le sedi, dal Tar alla Corte Costituzionale, pur di raggiungere gli obiettivi prefissati: 1941 contratti a tempo indeterminati nell’arco di questo 2017 per arrivare a quota 3800 nel prossimo anno, attraverso assunzioni e stabilizzazione precari». Le parole di D’Amato trovano conferme nel piano delle assunzioni che Sanità Informazione ha ottenuto direttamente dalla Presidenza della Regione Lazio.
Nel corso dell’Assemblea è stato dedicato ampio spazio ad una delle questioni più sentite: la situazione dei precari. Alla presenza di numerosi direttori sanitari e del Presidente dell’OMCeO di Roma, Giuseppe Lavra, molti precari hanno raccontato le loro storie con situazioni che si trascinano anche da oltre 10 anni.
Proprio dalla Commissione Sanità della Regione, nelle ultime ore, è arrivato l’Ok alla proposta di stabilizzazione.
«Di fatto non escono ancora i bandi e quelli già usciti, come quelli al Policlinico e al Sant’Andrea mettono in gioco tutti senza andare a sanare le posizioni pregresse – aggiunge Sandro Bernardini, segretario generale Uil Fpl Roma e Lazio. Siamo stati coinvolti nelle riassetto delle rete ospedaliere e questo ha prodotto una riduzione dei posti letto, un ulteriore sovraccarico di lavoro per il personale, togliendo anche preziose risorse ai territori per la prevenzione». «I disservizi per i cittadini non si contano più – riprende Di Cola (Cgil Fp) – e per fronteggiare l’aumento dei carichi di lavoro si ricorre alle esternalizzazioni con ulteriori costi sulla collettività. Il problema dei turni è molto pesante anche alla luce dell’età media del personale che supera i 55 anni». E sempre sul precariato, per Guido Coen Tirelli, segretario generale Anaao Assomed Lazio «ci troviamo di fronte ad una impuntatura del governo perché il personale è già pagato», e sui turni massacranti non si esclude un ricorso alla magistratura. «La legge europea (direttiva Ue 2003/88, applicata in Italia con la legge 161 a novembre 2015) – prevede riposi di almeno 11 ore, ma nel Lazio questo non viene sempre garantito. Per il momento non sono partite denunce, ma non escludiamo un ricorso alla magistratura. Sappiamo che può essere una soluzione per smuovere le acque. È una soluzione che vorremmo evitare. Noi ci sacrifichiamo per far funzionare il sistema, ma anche la politica deve fare la sua parte».