Niente assunzioni dal 2008 e giovani precari anche dopo 7 anni di lavoro. È il quadro che il dottor Franco Romeo, direttore della Cattedra di Cardiologia dell’Università degli Studi Tor Vergata di Roma, fa della realtà in cui lavora. Realtà che, fatta esclusione per alcune strutture analoghe che non registrano grossi problemi di organico, rispecchia il generale andamento nazionale
Il numero dei medici non cambia ma il lavoro è quintuplicato. Per questo molti camici bianchi si trovano costretti ad aumentare la mole del proprio lavoro per far fronte alla ormai cronica carenza di personale. Il dottor Franco Romeo, dell’Università degli Studi di Tor Vergata, intervenuto nel corso del congresso Esc (il prestigioso incontro degli iscritti alla European Society of Cardiology), ai nostri microfoni parla della difficile situazione in cui versa la realtà in cui lavora, dove l’impegno lavorativo richiesto è sempre maggiore e il personale esiguo è composto principalmente da giovani precari. Il rischio che si corre è quello di scoprire il fianco ai ricorsi dei camici bianchi che non riescono a rispettare i periodi di riposo tra un turno e l’altro.
Dottor Romeo, si parla da tempo di eliminare il blocco del turn over e riprendere con le assunzioni e, in questo senso, gli sforzi fatti sono stati numerosi. Potrebbe dirci qual è invece la situazione attuale?
«Purtroppo lavoro in un ospedale dove dal 2008 c’è stata un’interruzione nell’acquisizione di personale, e io che ho un personale giovane senza turn over mi trovo con un numero di cardiologi che viene considerato assolutamente ridicolo rispetto alla mole di lavoro che abbiamo ma noi lo facciamo. Ovviamente c’è un problema di frazionalizzazione perché ci sono altri ospedali che hanno il triplo del mio personale medico, quindi c’è ancora una vecchia pletora di medici. Assistiamo quindi ad una grave disorganizzazione e ad un mancata frazionalizzazione. E poi il problema dell’assunzione dei giovani non è da meno. È triste vedere tanti giovani che sono in una situazione precaria dopo cinque, sei o sette anni. Questo non crea quello spirito di collaborazione e di impegno che è fondamentale nella sanità. Sono giovani che vengono pagati ugualmente ma vivono in una situazione precaria che gli impedisce, ad esempio, di accedere ad un mutuo. Questa è una situazione drammatica, non si può fare finta di nulla e non si può non fare qualcosa per risolvere questi problemi».
Tra l’altro il numero di medici è, nel vostro caso, fermo dal 2008 mentre l’impegno è sempre più gravoso. Sappiamo che il medico non si tira mai indietro quindi fa turni doppi o tripli non è vero?
«Sicuramente il numero dei medici è rimasto lo stesso ma la nostra attività si è almeno quintuplicata, quindi immagini che cosa significhi e quanto sia difficile. In più, oggi per le norme europee ci sono dei limiti molto stretti e rischiamo di andare incontro alle rivalse da parte dei medici stessi nell’organizzazione dei turni. Perciò dobbiamo rispettare dei periodi di riposo tra un turno e un altro, altrimenti diventa una situazione impossibile».