Il consigliere dell’Ambasciata dello Zimbabwe, Irena Bosha: «Bene la cooperazione ed il cinema farà migliorare i nostri sanitari»
Nessuno è al sicuro. Oggi tocca al West Africa, ieri al Congo, domani chi lo sa.
Tutta l’Africa trema, e i Paesi confinanti con la zona rossa vivono ormai con una spada di Damocle sulla testa, in un continente già vessato da continue calamità. Gli aiuti del mondo occidentale, pur generosi ed utili, non bastano. Bisogna formare, informare e preparare la popolazione locale, perché è da lì che l’epidemia parte e che, se mal gestita, si espande. Sanità informazione, durante la tavola rotonda che ha presentato il progetto “e-bola”, ha intervistato il consigliere dell’Ambasciata dello Zimbabwe in Italia, Irene Bosha.
La globalizzazione ha reso tutto il mondo potenzialmente a rischio per quanto riguarda il diffondersi di malattie infettive. L’arrivo di Ebola in Europa – e in Italia – l’ha dimostrato. Un coordinamento internazionale anche per la formazione, con lo scambio di esperienze, informazioni e conoscenze si rivela fondamentale per la formazione del personale.
«E’ vero, non solo l’Africa è coinvolta da questa emergenza. Il coordinamento internazionale è importantissimo, e l’Italia che ha già gestito i due casi italiani di contagio, può di certo svolgere un ruolo primario, soprattutto nella fase iniziale per dare una risposta che in questo caso deve essere concordata a livello globale. L’Italia può avere un ruolo determinante nell’ambito della formazione, che è il modo migliore per trovare una soluzione a tutto questo».
E per fare una formazione più efficace ci sono metodi dati dalle nuove tecnologie che possono raggiungere l’obiettivo in un modo innovativo e più efficace, ad esempio, come abbiamo visto, lo strumento cinematografico…
«Certo, l’innovazione è fondamentale per la formazione. Spero che l’Europa e l’Italia aiutino l’Africa a formare efficacemente il proprio personale sanitario anche attraverso questi strumenti. Noi incoraggiamo la cooperazione sia per quanto riguarda le Ong coinvolte, sia per tutte le altre organizzazioni. Come dicevo, credo che l’Italia giocherà un ruolo determinante in questa partita dove la posta in gioco è eradicare una volta per tutte questa malattia».