Marin (ANTLO): «Speriamo in un giusto riconoscimento utile anche contro l’abusivismo nella professione». Pollice verso dal CAO: «L’attività dell’odontotecnico resta un atto ausiliario»
Una nuova categoria potrebbe a breve entrare a far parte della schiera delle professioni sanitarie in Italia: quella degli odontotecnici. È stato infatti di recente presentato, su iniziativa della senatrice Paola Boldrini, un disegno di legge per istituire, appunto, la professione sanitaria di odontotecnico, con relativo corso di laurea.
Ad oggi questa categoria professionale, specializzata nella costruzione delle protesi dentarie, è inquadrata nel settore dell’artigianato e prevede una formazione specifica triennale in istituto professionale al termine della quale, previo superamento di un esame, lo studente ottiene il diploma di Operatore Meccanico del settore Odontotecnico, qualifica che consente esclusivamente l’attività dipendente. Per esercitare l’attività in forma autonoma è invece necessario frequentare ulteriori due anni di formazione, al termine dei quali è previsto un esame per ottenere l’abilitazione all’esercizio della professione odontotecnica e un esame per ottenere il diploma di maturità professionale.
«Dopo una serie di iniziative presentate negli ultimi anni e purtroppo arenatesi – afferma Mauro Marin, presidente dell’Associazione Nazionale Titolari di Laboratorio Odontotecnico (ANTLO) – questo disegno di legge che ha messo d’accordo la nostra e le altre associazioni di categoria e poi portato in Senato dalla senatrice Boldrini, potrebbe essere la nostra occasione. Non ci facciamo illusioni, sappiamo che il processo sarà lungo e tortuoso, ma è importante averlo intrapreso».
«La pandemia – prosegue Marin – che ha messo in nuova luce i fattori legati alla sicurezza dei pazienti e all’importanza dell’integrazione tra professioni, fornisce una buona chiave di lettura per comprendere le motivazioni dietro le nostre richieste: la maggior tutela possibile, appunto, dei pazienti. Il mondo sanitario è il mondo che ci appartiene, senza dubbio, e le responsabilità che ci assumiamo nel nostro lavoro incidono direttamente sulla salute del paziente, ferma restando la nostra assenza di contatto diretto con quest’ultimo e senza aver nessuna pretesa di andare oltre le nostre competenze».
«Inoltre, il nostro obiettivo è la lotta all’abusivismo nel nostro ambito e ottenere un inasprimento delle sanzioni per i prestanome. Restiamo dunque in attesa delle decisioni della politica – conclude il presidente ANTLO – per quel che riguarda sì il progresso della nostra categoria, ma anche, cosa che ha sempre animato la nostra professione, il benessere del paziente».
Parere contrario arriva invece dagli odontoiatri, come commenta Raffaele Iandolo, presidente della Commissione Albo Odontoiatri: «Riteniamo opportuno che la formazione specialistica degli odontotecnici venga sì implementata e rafforzata anche alla luce delle innovazioni tecnologiche in materia, ma sempre nell’ambito di un percorso scolastico superiore, così com’è oggi. L’inserimento degli odontotecnici tra i professionisti sanitari – aggiunge Iandolo – genererebbe, a nostro parere, una confusione di ruoli anche nel rapporto con i pazienti. Le competenze dell’odontotecnico sono prettamente di carattere ingegneristico, manca la matrice clinico-biologica che caratterizza le professioni sanitarie e, appunto, il rapporto diretto con il paziente – conclude il presidente CAO – che resta appannaggio dell’odontoiatra».
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