Intervista a Federico Gelli (Fondazione Italia in Salute – Sanità Toscana): «Anni di scossoni per il Ssn, dobbiamo attrezzarci»
Alla fine di un biennio più che impegnativo per la sanità italiana, altre emergenze, che da umanitarie diventeranno anche inevitabilmente sanitarie, si affacciano ai nostri confini e ci coinvolgono. Il conflitto in atto in Ucraina implica la messa in moto di una poderosa ed efficiente macchina dell’accoglienza per i profughi in arrivo, che non potrà non tener conto delle dinamiche di prevenzione e profilassi vaccinale da attuare per evitare il diffondersi sul nostro territorio di nuove varianti di Sars-CoV-2 o altre patologie infettive.
Per non parlare del rischio di una escalation del conflitto che coinvolga eventuali attacchi a centrali nucleari, o peggio, che implichi l’uso di armi atomiche. È lo scenario peggiore, ma l’esperienza più recente ci ha insegnato che è bene essere preparati anche per le ipotesi più infauste. Una lezione che è stata sicuramente uno dei motori che hanno spinto, nei giorni scorsi, per l’approvazione dell’aggiornamento del Piano Nazionale per il rischio nucleare. Sul tema si è pronunciato alle nostre telecamere Federico Gelli, Presidente della Fondazione Italia in Salute e Direttore della Sanità in Regione Toscana.
«La nostra sanità è ovviamente soggetta a tutti gli scossoni drammatici dell’attualità – commenta Gelli -. Da una parte la pandemia con tutte le conseguenze che ancora continuano a colpire il nostro sistema sanitario e la cittadinanza: i dati di questi ultimi giorni non sono incoraggianti. Dall’altra parte la dimensione di una guerra che pur essendo apparentemente lontana potrebbe avere conseguenze catastrofiche. Intanto- afferma – è necessario organizzare bene l’accoglienza ai profughi: i nostri sistemi sanitari regionali stanno affrontando bene per il momento questa sfida, sia dal punto di vista sanitario, che prevede che queste persone si sottopongano agli screening per il Covid-19 e alla vaccinazione. Soprattutto dobbiamo garantire a quei bambini che provengono da Paesi dove ancora esistono focolai epidemici di malattie infettive che da noi sono ormai sotto controllo la vaccinazione contro quelle stesse malattie, per impedire l’insorgenza di nuove epidemie. E poi – prosegue – c’è il rischio di un potenziale conflitto nucleare dalle conseguenze inimmaginabili contro le quali potremmo (in teoria) doverci misurare. Per questo è giusto che ci sia un Piano nazionale per il rischio NBCRE (nucleare biologico chimico radiologico ed esplosivo), e che tutte le Aziende si dotino di un piano per le maxi-emergenze. La speranza è che quella di non doverne usufruire mai, ovviamente, ma meglio essere previdenti».
Un concetto di prevenzione che si lega sempre più strettamente a quello della formazione, dell’aggiornamento costante per essere in grado di rispondere in modo adeguato alle sfide sempre nuove a vario titolo stanno coinvolgendo il settore della sanità. Proprio nella legge 24/17, la cd. legge Gelli sulla responsabilità professionale del personale sanitario, l’obbligo di Educazione Continua in Medicina assume una rinnovata importanza, legandosi strettamente alla possibilità di accedere a una copertura assicurativa per la responsabilità professionale.
«Come abbiamo ribadito più volte – afferma Gelli – il percorso formativo dei professionisti è un elemento cardine per dare garanzie sul tema della sicurezza delle prestazioni che gli stessi professionisti sono chiamati a svolgere. È questa una strada importante da sottolineare, vedremo poi gli aspetti applicativi e le conseguenze sul sistema – conclude – ma sono convinto che sarà un ritorno molto positivo».
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