Il presidente di Enpam e Adepp elenca le proposte presentate al ministero del Lavoro, dalla costituzione di un fondo di solidarietà intercasse a maggiori investimenti per welfare circolare
L’ha chiamata “la casa previdenziale comune del medico”, il presidente dell’Enpam Alberto Oliveti. A margine della “Giornata della previdenza” organizzata dalla Cosmed, ci ha spiegato perché, secondo lui, si potrebbe dar vita ad una cassa dedicata a tutti i laureati in medicina che esercitano la professione del medico o dell’odontoiatra, a prescindere dal loro rapporto di lavoro. Liberi professionisti e medici convenzionati, oggi gestiti dall’Enpam, insieme ai medici dipendenti, che versano i contributi all’Inps, accomunati in un’unica cassa (o casa) previdenziale, appunto, che evidenzi «l’orgoglio dell’essere medico». «È una proposta e non è mai troppo tardi per realizzarla – commenta Oliveti -. Andrebbe superato un periodo di transizione, ma secondo me si può fare».
L’Enpam è destinato a gestire esclusivamente il rapporto di lavoro autonomo, ma di fatto un caso in cui gestisce in senso previdenziale un reddito di lavoro dipendente già c’è, ed è rappresentato dai cosiddetti transitati: «Si tratta – spiega il presidente – di medici del 118 e specialisti ambulatoriali che versavano i contributi all’Enpam e che, in qualche regione, sono poi passati alla dipendenza, mantenendo tuttavia la contribuzione all’ente di previdenza dei medici. Sono l’unica eccezione, ma utilizzando questo canale anche per il mondo della dipendenza tutti i medici e gli odontoiatri iscritti agli albi verserebbero in una casa comune previdenziale».
«Credo che i fatti dimostrino – prosegue Oliveti – che gli attivi di gestione del mondo della dipendenza non diano segnali di salute, poiché sono stati utilizzati per compensare altre gestioni negative. In questo modo invece rimarrebbero positivi e costituirebbero quel patrimonio analogo a quello che è stato costruito dall’Enpam gestendo il rapporto di lavoro autonomo».
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Parlando di casse in difficoltà, Oliveti indossa quindi le vesti di presidente dell’Adepp (Associazione degli enti previdenziali privati) ed elenca ai nostri microfoni le richieste presentate qualche giorno fa al primo incontro al ministero del Lavoro dopo la formazione del nuovo Governo, a partire dalla creazione di un fondo di solidarietà intercasse: «Alcune casse, come quella dei giornalisti, sono in difficoltà per motivi legati alla sottostante professionale che è in crisi. Ad oggi, tuttavia, ogni amministratore di cassa ha il mandato di gestire al meglio i soldi che prende dalla sua platea per finalità proprie della sua platea, per cui l’Enpam per esempio non può intervenire a sostegno dei giornalisti. Tuttavia – prosegue -, visto che noi siamo sottoposti alla doppia tassazione dei patrimoni e contribuiamo quindi alla fiscalità generale, pur non ricevendone nulla, ho proposto di mantenere questo volano virtuoso che va dalle casse al sistema generale indirizzandolo non più alla fiscalità generale ma a fiscalità di scopo, creando quindi un fondo solidale intercasse. Per poterlo fare però sarebbe necessaria una previsione di legge specifica, ma i dirigenti del ministero del Lavoro erano interessati alla proposta».
Oliveti ha poi «ribadito che la doppia imposizione fiscale sia ingiusta e che ci muoviamo per abolirla. Ma essendo consapevoli che in questo momento non ci sono le condizioni per cancellarla, chiediamo di ampliare quel perimetro di esenzione fiscale sul 5% degli investimenti, purchè fatti in determinate aree, e di portarlo all’8%».
Inoltre, il presidente ha chiesto di «elevare i tetti agli investimenti in welfare che ogni cassa ha, e identificare quindi sugli avanzi di bilancio gestionali una quota che possa essere utilizzata per prestazioni di welfare professionale o circolare». Un concetto, quello di welfare circolare, su cui Oliveti si è soffermato a lungo nella sua relazione, ma che può essere definito con il sintetico concetto «chi lavora non aiuta solo chi ha lavorato ma anche chi sta ancora lavorando e chi lavorerà». I contributi versati alle casse previdenziali, in sostanza, non vengono utilizzati solo per pagare le pensioni ma anche per offrire un sostegno a lavoratori e studenti.
Infine, Oliveti ha proposto di anticipare l’abolizione della spending review per le casse private al 2019: «La Corte Costituzionale ha chiarito che la spending review riguarda la pubblica amministrazione e quindi a noi non deve essere applicata. Questo passaggio è stato recepito dal 2020, ma abbiamo chiesto che venga reso operativo con la prossima legge di Bilancio», conclude.
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