Sono circa 4mila i dietisti in Italia. La professione è confluita nel maxi Ordine TSRM e PSTRP. «Essere insieme a tutte le altre professioni non può che arricchirci» sottolinea Susanna Agostini, consigliere ANDID, Associazione Nazionale Dietisti
«Possiamo giocare un ruolo di grande importanza nella prevenzione delle patologie e far risparmiare molti soldi al sistema sanitario pubblico». Susanna Agostini, dietista e Consigliere nazionale ANDID, Associazione Nazionale dietisti, rivendica il ruolo della sua categoria nel sistema sanitario pubblico. Infatti stili di vita e corretta alimentazione possono avere una influenza determinante nella cura e prevenzione di tante patologie. I dietisti sono confluiti nella federazione degli Ordini delle professioni sanitarie TSRM e PSTRP nata con la legge 3 del 2018, un passaggio importante per la categoria che conta circa 4mila professionisti: «L’Ordine ha un ruolo fondamentale di tutela non tanto professionale quanto piuttosto del cittadino, dell’etica dei professionisti e delle competenze tecnico professionali che possiamo esprimere» sottolinea Agostini. I dietisti si trovano principalmente nei Servizi di Dietetica e Nutrizione Clinica degli Ospedali e in altre strutture pubbliche ma stanno aumentando coloro che esercitano in regime di libera professione.
Dottoressa, voi dietisti siete soddisfatti del processo che ha portato alla costituzione dell’Ordine TSRM e PSTRP?
«Assolutamente sì, è veramente un evento di importanza epocale al quale anche i dietisti per tramite dell’associazione di cui sono consigliere hanno contribuito. Abbiamo atteso per anni questo momento».
Perché per voi è importante l’ordine?
«L’ordine ha un ruolo fondamentale di tutela non tanto professionale quanto piuttosto del cittadino, dell’etica dei professionisti e delle competenze tecnico professionali che possiamo esprimere. Essere insieme a tutte le altre professioni non può che arricchirci».
Quanti siete come dietisti più o meno?
«Nelle nostre stime avevamo calcolato 4mila dietisti sul territorio italiano e la stima si è dimostrata veritiera in quanto abbiamo raggiunto i 4mila iscritti all’Ordine e quindi all’albo dei dietisti poco fa».
Alle istituzioni sanitarie e politiche avete delle richieste da porre?
«Certamente noi abbiamo con molta chiarezza una idea rispetto a quello che è l’alimentazione come determinante di salute. Possiamo lavorare sugli stili alimentari non solo per quanto riguarda la dietetica applicata per patologia, quindi il recupero dello stato di salute in numerose situazioni di salute correlate alla nutrizione ma possiamo svolgere un ruolo chiave in tutta quella che è la partita della prevenzione. Chiediamo quindi che le istituzioni non dimentichino questo aspetto peculiare che consente di guadagnare salute semplicemente modificando uno stile di vita e uno stile alimentare con interventi di costo molto contenuto: è stato dimostrato un grande risparmio per la sanità in termini di ricoveri, quindi con una diminuzione dei ricoveri piuttosto che un risparmio per quanto riguarda le terapie farmacologiche».
Voi lavorate privatamente o nel pubblico?
«Per lo più abbiamo una presenza nelle strutture pubbliche ma sta diventando sempre più ampia la platea dei dietisti che lavora in libera professione».
Quand’è che un cittadino deve andare dal dietista?
«Il cittadino può andare dal dietista in tutte le fasi della propria vita. A cominciare dai genitori nella fase di concepimento, perché una corretta alimentazione imposta già quello che può essere l’investimento di salute del bambino e quindi del futuro adulto. Una corretta gestione della dieta e dell’alimentazione investe tutto l’arco della nostra vita dalla nascita fino alla terza età».