«Il Servizio Sanitario Nazionale pubblico e universale come lo conosciamo oggi rischia il collasso», spiega il segretario generale di Cisl Medici di Roma Capitale e Rieti, che interviene sulla riforma del test di ingresso a Medicina: «Il numero chiuso è fallito. Va riprogrammato accesso a Facoltà»
«Ci sono cose che apprezziamo solo dopo averle perse, perché le diamo per scontate. Come l’elettricità nelle nostre case, l’aria che respiriamo. O la libertà. Accadrà la stessa cosa per il Servizio Sanitario Nazionale. La popolazione non ha la percezione della sua importanza». Il malinconico paragone e la triste previsione sono di Benedetto Magliozzi, segretario generale di Cisl Medici di Roma Capitale e Rieti.
Lo abbiamo incontrato al sit-in dei medici e della dirigenza sanitaria a Montecitorio, che ha avviato la protesta della categoria per il mancato rinnovo del contratto ed il definanziamento della sanità pubblica. Una manifestazione che sarà seguita, nelle prossime settimane, da altre iniziative, non solo per dar voce al malcontento della categoria, ma anche per rendere i cittadini più consapevoli dei rischi che, stando così le cose, la sanità pubblica potrebbe correre.
«Innanzitutto vogliamo salvare il Sistema Sanitario Nazionale – prosegue Magliozzi spiegando le ragioni della protesta -. Ma poi ci creano grossi problemi i dieci anni di mancato rinnovo del contratto, la totale indisponibilità di questo Governo a prendere impegni di qualsiasi tipo, la continua fuga dei pochi giovani che vengono formati. Nei prossimi anni avremo una vera e propria ritirata di colleghi che andranno in pensione, e purtroppo da 15 anni non assumiamo giovani leve. Il SSN pubblico e universale come lo conosciamo oggi rischia il collasso, e la completa assenza delle istituzioni ci preoccupa».
Le istituzioni, o meglio il Governo, nella legge di Bilancio hanno in realtà previsto, tra le altre cose, fondi per abbattere le liste d’attesa, il Cup nazionale, 284 milioni di euro per i rinnovi contrattuali; ma non è sufficiente, per i sindacati. Non per salvare un settore già sull’orlo del precipizio. Tra le misure elencate nel comunicato che spiega la manovra, ce n’è una che ha creato particolare scompiglio: l’abolizione del numero chiuso a medicina. Annunci a cui sono seguiti passi indietro e comunicati riparatori, per cui di fatto oggi si parla di un progressivo aumento dei posti, che potrebbe poi portare al superamento dell’attuale sistema di selezione.
«Si è trattata dell’ennesima fake news – commenta il dottor Magliozzi – che in questo delirio comunicativo viaggiano con una certa velocità. Ad ogni modo, noi siamo per una riprogrammazione del numero chiuso, che così com’è ha fallito. Va riprogrammato sia l’accesso alla facoltà di medicina che l’accesso alla specializzazione. Oggi ci sono specializzazioni che vanno completamente deserte, dall’ortopedia alla ginecologia, la radiologia o l’anestesia. Ma comunque i circa 8-9mila specialisti l’anno che formiamo saranno assolutamente insufficienti a rimpiazzare i pensionamenti, che con la quota 100 potranno essere 20mila se non 30mila. Ecco perché bisogna cambiare tutto» conclude Magliozzi.