Anche il Presidente del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi alla prima Assemblea nazionale di tutte le professioni sanitarie e sociali. «Per la prima volta dalla nascita della Repubblica tutte le professioni sanitarie si sono messe insieme per un obiettivo comune: rendere la vita dei nostri cittadini migliore di com’era prima», sottolinea a Sanità Informazione
Uno psicologo del territorio, o di famiglia, che riesca a rispondere ai bisogni dei cittadini prima che il disagio diventi più importante e vada a carico del Sistema sanitario nazionale. La proposta arriva da Fulvio Giardina, Presidente del Cnop, il Consiglio Nazionale Ordine Psicologi, ed è un vecchio cavallo di battaglia degli psicologi che, con la legge Lorenzin, sono diventati una professione sanitaria. Abbiamo intervistato Giardina in occasione della prima Assemblea nazionale di tutte le professioni sanitarie e sociali che si è svolta a Roma, un evento salutato positivamente da Giardina perché «per la prima volta dalla nascita della Repubblica tutte le professioni sanitarie si sono messe insieme per un obiettivo comune: rendere la vita dei nostri cittadini migliore di com’era prima». Dal Presidente Cnop poi la proposta di cambiare l’acronimo “ECM” per la formazione continua in “ECS”, cioè “Educazione Continua in Salute” perché «la salute ormai appartiene a tutti, bisogna diffondere questa visione interdisciplinare delle professioni».
Presidente, avete fatto delle richieste ben precise al governo. Qual è la cosa prioritaria su cui tutte le professioni sanitarie si devono unire?
«Intanto mettere i bisogni del cittadino al centro del sistema. Per carità lo sono già ma vorremmo fossero più declinati e più presi in considerazione. In un paese moderno non possiamo frammentare i bisogni in partecipazioni personalistiche. Ormai il cittadino presenta esigenze che non sono legate soltanto alla parte prettamente biologica, fisica ma che riguardano tutto ciò che è il suo progetto di vita, i sogni, i desideri, lavoriamo per la felicità dei cittadini. È una parola magari in disuso, strana, ma di fatto corrisponde a questo concetto di benessere e di qualità della vita. Vorrei ricordare che gli psicologi sono 110mila, svolgono questa attività ogni giorno ma purtroppo nel Servizio sanitario c’è un depauperamento di risorse. Cioè non ci sono presidi intermedi tra il servizio sanitario e il territorio. Noi vorremmo e chiediamo con forza che finalmente venga istituita questa figura professionale dello psicologo di base, del territorio, o di famiglia, chiamiamolo come vogliamo. Un professionista che intercetti i bisogni di cambiamento prima che transitino nel Servizio sanitario nazionale, prima che assumano una connotazione più strutturata, di competenza. Vorrei richiamare il fatto che lo psicologo ormai da un anno è entrato pienamente nell’alveo delle professioni vigilate dal ministero della Salute e quindi come tutti i professionisti della salute è obbligato a un aggiornamento costante che è a garanzia delle prestazioni erogate e verso i cittadini. Infatti dal 2020 tutti gli psicologi transiteranno in questo percorso di aggiornamento professionale che si chiama ECM. Noi abbiamo invitato l’Agenas, che è l’agenzia che governa questo processo, a modificare anche questa terminologia perché ormai la lettera ‘M’ di medicina non ha più senso. Noi vorremmo che si chiamasse Educazione Continua in Salute, anche per dare un messaggio non soltanto agli operatori ma a tutti i cittadini. La salute ormai appartiene a tutti, bisogna diffondere questa visione interdisciplinare delle professioni. Oggi è un giorno fondamentale perché per la prima volta dalla nascita della Repubblica tutte le professioni sanitarie si sono messe insieme per un obiettivo comune: rendere la vita dei nostri cittadini migliore di com’era prima».