In base alle stime del sindacato, per il combinato disposto di Quota 100 e gobba pensionistica, in tre anni lasceranno il SSN 24mila medici, che si aggiungono all’attuale deficit di 10mila camici bianchi. Il segretario nazionale: «O si assume, o si rischia di chiudere». L’Anaao fornisce anche chiarimenti sul riscatto agevolato della laurea. E sul rinnovo del contratto aggiunge: «Puntiamo su remunerazione del disagio e carriera professionale»
Tra tre anni, la sanità pubblica rischia di chiudere. È questa la conseguenza più consistente e drammatica della stima sui pensionamenti e la carenza di medici fatta dal sindacato Anaao-Assomed. Il combinato disposto di Quota 100 e gobba pensionistica rischia di tradursi in un’emorragia di 24mila medici che, nei prossimi tre anni, smetteranno di lavorare. «Dal 2019 al 2021 – spiega a Sanità Informazione il segretario nazionale di Anaao Carlo Palermo – si concentrano i pensionamenti di buona parte dei nati dal 1954 al 1959. Ai circa 20mila medici che nel triennio raggiungono i requisiti pensionistici in base ai criteri della legge Fornero, si aggiungono i 18mila che potrebbero aderire a Quota 100. Considerando prudenzialmente, tuttavia, che solo il 25% di questi presenterà effettivamente la domanda per il pensionamento anticipato, perché gli altri non lo riterranno conveniente, il Servizio sanitario nazionale vedrà la fuoriuscita di circa 8mila camici bianchi l’anno».
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Non è ancora possibile sapere quanti medici hanno già presentato la domanda, ma in base agli ultimi dati disponibili, l’Inps ha ricevuto 29.821 domande da parte di lavoratori dipendenti e 31.854 della gestione pubblica. Quindi quella del sindacato è una stima, ma non è detto che i camici bianchi che aderiranno a Quota 100 non siano di più: «Si tratta comunque di una scelta condizionata da diversi aspetti – spiega Palermo -. Da un lato stiamo parlando di ultrasessantenni che svolgono un lavoro pesante, costretti a ripetuti turni notturni e a condizioni di lavoro pessime che non riescono più a sostenere e che, magari, non hanno problemi economici e che possono quindi sopportare una riduzione del 20-30% dell’assegno pensionistico. Dall’altro, noi pensiamo che prevarranno coloro che non aderiranno a causa della riduzione dell’assegno pensionistica, dell’impossibilità di cumulare altri trattamenti pensionistici e di effettuare la libera professione per entrate superiori ai 5mila euro. Almeno speriamo che sia così, altrimenti il problema sarà ancora più serio».
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Sono numeri allarmanti, quindi, considerando anche che nelle corsie degli ospedali italiani si registra già un deficit di circa 10mila medici. «Ormai da tempo abbiamo difficoltà in alcuni settori – prosegue Palermo – come la pediatria, l’anestesia e rianimazione, l’ortopedia e la chirurgia, con colleghi che devono sostenere carichi di lavoro insopportabili, e già abbiamo difficoltà a tenere aperti i servizi nelle aree più periferiche. Le conseguenze dei pensionamenti quindi cadono su un terreno disastrato, e se non si pone mano al problema, si rischia veramente di chiudere i servizi».
Tra i membri del governo che hanno raccolto l’allarme e si sono espressi nel tentativo di tranquillizzare sindacati, professionisti e cittadini, c’è il ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, che ha promesso la sostituzione di tutti i dipendenti pubblici che aderiranno a Quota 100. «Bisogna essere consequenziali a queste affermazioni – commenta Palermo -, e invece io non vedo alcuna attività conseguente a determinati propositi, essenzialmente per due ragioni. Per prima cosa, il decreto Semplificazioni ha peggiorato la situazione dei concorsi, perché ha previsto che dal 2020 saranno validi solo ed esclusivamente per i posti messi a bando. Con questi ritmi di pensionamenti dovremmo quindi fare concorsi ogni 6 mesi, ma conosciamo i tempi che un concorso richiede, senza contare i costi e i possibili ricorsi che potrebbero ulteriormente allungare le tempistiche».
«In secondo luogo – continua il segretario di Anaao – bisogna ricordarsi che la spesa per il personale sanitario è limitata e ferma ai dati del 2004 ridotti dell’1,4%. È vero che il ministro della Salute Grillo si è impegnata a superare il tetto di spesa, ma il ministero dell’Economia ha bloccato il progetto e, quindi, c’è stato evidentemente ancora una volta qualche problema. Insomma, quando si fanno determinate affermazioni, che sono assolutamente corrette, poi politicamente bisogna essere conseguenti».
A detta di Palermo, le possibilità per tamponare la criticità della situazione ci sono: «Bisogna liberare i concorsi – spiega -, liberare i blocchi e prevedere le assunzioni degli specialisti e, se non dovessero essere sufficienti, degli specializzandi dell’ultimo anno. Però bisogna essere rapidi, e il governo deve assumere posizioni chiare e precise su questi temi».
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Restando sulle tematiche previdenziali, l’Anaao ha anche redatto un’informativa sul riscatto agevolato della laurea, della scuola di specializzazione e del dottorato di ricerca per gli under 45, precisando che «normalmente il riscatto della laurea costa il 33% della retribuzione annua», mentre la possibilità offerta per i periodi di studio e ricerca successivi al 31-12-1995 prevede un costo agevolato pari 5.124 euro per ogni anno riscattato, deducibili dal reddito imponibile. «Deve essere chiaro – precisa il sindacato – che non è indifferente ai fini della futura pensione versare circa 30mila euro o circa 120mila: il sistema contributivo infatti restituisce in proporzione a quanto versato, e chi più versa più avrà. Tuttavia, dal punto di vista dell’anzianità, i due riscatti (agevolato o meno) sono equipollenti, in quanto entrambi consentono di incrementarla di tanti anni quanti sono stati quelli riscattati». Altro elemento, quindi, che in futuro potrebbe rivelarsi causa di ulteriori fuoriuscite dal SSN anticipate e non previste.
Voltando pagina, Palermo affronta anche un altro dei problemi che attanagliano i medici del SSN: il mancato rinnovo del contratto. Mercoledì i sindacati di categoria si incontreranno con l’Aran per la ripresa delle trattative, per le quali l’Anaao auspica una rapida conclusione e un confronto sereno. «Le due leve su cui puntiamo – aggiunge Palermo – sono la remunerazione del disagio e la possibilità di carriera. Bisogna invertire la rotta per quel che riguarda i turni notturni, la reperibilità e gli straordinari, per rendere più appetibile questa professione ed evitare che sempre più professionisti siano richiamati dalle sirene del privato che continuano ad offrire lavori più tranquilli e più remunerativi. Per fare questo noi abbiamo individuato la Retribuzione Individuale di Anzianità, che non richiede un intervento aggiuntivo da parte del governo in termini economici, essendo risorse interne alla professione che possono essere trasferite sui fondi accessori. E poi – conclude – va fatto uno sforzo sul versante delle carriere, e prevedere una carriera professionale che si affianchi a quella gestionale e che dia spazio ai circa 80mila medici che, altrimenti, dopo lo step economico previsto a cinque anni dall’assunzione, rischiano di trovarsi bloccati e senza prospettive di crescita».