Parla Carmela Galdieri, presidente della Commissione d’Albo nazionale dei Tecnici di Radiologia Medica: «Rimodernare il parco macchine all’interno delle aziende permetterebbe di ottenere dei risultati migliori sia per l’esame stesso che per la riduzione della dose di esposizione dalle apparecchiature che utilizzano radiazioni»
Dalla radiologia domiciliare al rinnovamento delle apparecchiature per la diagnostica. I Tecnici Sanitari di Radiologia Medica sono destinati a giocare un ruolo da protagonisti nella sanità del futuro grazie anche alle riforme contenute nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Del resto, i dati comunicati recentemente da Confindustria Dispositivi Medici parlano chiaro: sono 18mila le apparecchiature di diagnostica per immagini obsolete, come risonanze magnetiche, Pet, Tac, angiografi e mammografi.
Il 71% dei mammografi convenzionali ha superato i 10 anni di età, il 69% delle Pet ha almeno 5 anni. Per questo con il PNRR si punta ad acquistare e collaudare 2648 grandi apparecchiature sanitarie e digitalizzare 184 strutture sanitarie sede di Dea con un totale di 3,41 miliardi. Una opportunità che trova il plauso anche di Carmela Galdieri, presidente della Commissione d’Albo nazionale dei Tecnici sanitari di Radiologia Medica.
«Come Commissione d’Albo nazionale ci stiamo lavorando da tempo. Abbiamo visto quanto sia importante la radiologia domiciliare durante il periodo pandemico. Andare a casa del paziente, e soprattutto del paziente fragile, è nostro compito e nostro dovere. In questo modo riusciamo a raggiungere quei pazienti che non sono in grado di recarsi in ospedale. Così diamo il nostro contributo alla riduzione delle presenze nei Pronto soccorso evitando che si intasino. Anche sulla teleradiologia stiamo lavorando: ci sono dei tavoli di avori, si sta lavorando anche nel PNRR. È indispensabile che in tutta Italia, non solo in alcune regioni, ci sia questo supporto».
«Stanno funzionando e anche molto bene. Ne abbiamo un esempio a Torino dove la radiologia domiciliare è nata. Ci sono altre realtà, come in Lombardia, ed è nostro compito portarle avanti».
«Da questo punto di vista stiamo lavorando come CdA nazionale. Abbiamo partecipato a dei tavoli in cui si parlava di questa necessità di rimodernare il parco macchine all’interno delle aziende. Questo permetterebbe di ottenere dei risultati migliori sia per l’esame stesso che per la riduzione della dose di esposizione dalle apparecchiature che utilizzano radiazioni. Sicuramente è un vantaggio per tutti, per l’operatore, ma soprattutto per il paziente. Nel PNRR questo è una dei punti fondamentali: permettere a tutte le strutture sanitarie di ottenere delle apparecchiature di ultima generazione».
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